Silent Hill: Revelation 3D, recensione

Rose Da Silva (Radha Mitchell) intrappolata con la figlia adottiva Sharon (Erin Pitt) nella cittadina fantasma di Silent Hill, una dimensione alternativa popolata da demoni, sacrifica se stessa per ridare la libertà alla figlioletta, che riconsegnata al padre Christopher (Sean Bean) crescerà con lui, credendo che la madre sia deceduta in un incidente stradale.

Sharon (Adelaide Clemens) e il padre, che conducono da anni una vita senza meta, in un continuo peregrinare da una città all’altra, si troveranno ben presto a dover fare i conti con il passato e con la setta di Silent Hill responsabile della morte di Rose.

Sarà al compimento del suo diciottesimo compleanno che Sharon afflitta da tremendi incubi potrà far luce sulle sue vere origini, ma per scoprire il suo destino la ragazza dovrà far ritorno a Silent Hill per ritrovare il padre rapito e calarsi nuovamente in un incubo ad occhi aperti dove il confine tra sogno e realtà non esiste.

Secondo adattamento per il regista Michael J. Bassett, la prima volta era il fumetto Solomon Kane stavolta uno dei videogame horror più immersivi e riusciti di sempre. Come restammo delusi a suo tempo per il fumetto, la delusione si è fatta ancor più cocente con questo scialbo sequel in 3D che non fa onore ne al memorabile videogame originale, ne tantomeno al primo film, un horror di ottima fattura e molto fedele per numerosi aspetti alla sua controparte videoludica.

Silent Hill: Revelation 3D è l’esempio lampante di come il 3D possa creare danni irreparabili, questo sequel, tutto puntato all’estetica e al modaiolo formato stereoscopico, fruisce di uno script tanto imbarazzante quanto alcuni dei personaggi che vagano senza meta su schermo proferendo dialoghi ridondanti e palesemente afflitti dalla sindrome dello spiegone, pessima abitudine tutta hollywoodiana di istruire lo spettatore con soporifere spiegazioni e riassunti vari che non fanno altro che appesantire implacabilmente la narrazione.

Bassett dal canto suo ricostruisce con estrema accuratezza la parte scenografica del videogame originale, su questo punto non si può certo obiettare, ma lo fa tanto per, senza dare il benchè minimo spessore narrativo ne tantomeno la carica ansiogena che hanno reso il franchise un cult tra gli estimatori del filone survival-horror.

In Silent Hill: Revelation 3D c’è un sovraffollamento tale di creature da rischiare un overdose, ma ogni singola scena rimane fine a se stessa, ogni apparizione demoniaca inizia e si conclude senza aver regalato alcuna coerenza a quel poco di racconto imbastito, per quella che si percepisce come un’operazione meramente commerciale e malamente riuscita.

Così vediamo inesorabilmente sprecato il notevole comparto visivo, sprecata la graziosa protagonista che oltre ad essere la cosa migliore dell’intero film ha una somiglianza a dir poco impressionante con la Cheryl Mason del videogame Silent Hill 3 e sprecata la possibilità di sfruttare al meglio un franchise dalle notevoli suggestioni onirico/orrorifiche, paragonabili a quelle del Nightmare di Wes Craven.

Silent Hill: Revelation 3D si è dimotrata una grossa delusione che assume i connotati di un disastro per chi come noi ha avuto l’occasione di girovagare, torcia alla mano, nei meandri della Silent Hill originale e conosce appieno la qualità e l’immersività del materiale originale.

Nelle sale dal 31 ottobre 2012

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Note di produzione: questo secondo capitolo è ispirato al videogame Silent Hill 3; nel cast figurano anche Kit Harington, Deborah Kara Unger, Radha Mitchell, Malcolm McDowell e Carrie-Anne Moss; la colonna sonora è stata composta a quattro mani da Jeff Danna e Akira Yamaoka, con quest’ultimo che ha curato le musiche dell’intera serie di videogames Konami; il film girato a Toronto (Canada) ha fruito di un budget di 20 milioni di dollari.

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