Shelter-Identità paranormali, recensione

Cara Harding (Julianne Moore) è una psichiatra forense che sta attraversando una profonda crisi personale, ha recentemente perso il marito ucciso da un balordo durante un tentativo di rapina ed è rimasta sola ad accudire la figlioletta Sammy (Brooklynn Proulx), a supportarla in questo momento di difficoltà il fratello Stephen (Nate Corddry) e il padre anch’egli eminente psicologo.

Sarà proprio il professor Harding ha proporre alla figlia ormai disillusa un caso che desterà la sua curiosità e che potrebbe essere la prova definitiva della sua teoria secondo la quale il disturbo della personalità multipla non è una reale patologia, ma solo un mero escamotage di molti criminali e dei loro collegi di difesa per invocare e rafforzare fasulle tesi di infermità mentale onde evitare la pena capitale.

Il caso in questione non ha un solo nome, ma addirittura tre, David, Adam e Wesley (Jonathan Rhys Meyers), tre personalità distinte che si alternano in un unico corpo, ma quello che lascia Cara interdetta sono alcune impressionanti reazioni psicosomatiche del ragazzo durante il passaggio da una personalità all’altra, il fatto che le personalità siano tutte vittime di efferati omicidi e cosa ancor più inquietante e che più il caso si fa complesso e il mistero s’infittisce, più su famiglia ed amicizie della donna sembra incombere minacciosa una palpabile presenza sovrannaturale.

Girato a quattro mani dagli svedesi Måns Mårlind e Björn Stein questo Shelter-Identità paranormali parte in quarta mostrandoci da subito un thriller a sfondo psichiatrico con un’intrigante e ben percettibile deriva sovrannaturale, deriva che nel giro di una manciata di sequenze subisce una repentina accelerazione sul versante horror, ammiccando in un caotico finale al filone possessione demoniaca con citazioni da pellicole come Poltergeist 2-l’altra dimensione con tanto di luciferino predicatore a caccia di anime da cannibalizzare.

La coppia di cineasti ha la fortuna di poter contare su una bravissima Julianne Moore capace di restare credibile anche quando lo script comincia a perdere la bussola moltiplicando personalità, input mistico-sovrannaturali e di conseguenza disperdendo buona parte di ciò che di buono si era costruito nelle fasi iniziali che vedevano protagonisti efficaci, location particolarmente azzeccate e un utilizzo ben dosato di suggestioni da B-horror.

Intendiamoci Shelter-Identità paranormali resta nel complesso un film godibile, certo non si può negare la confusione imperante nella seconda parte, ma con un paio di protagonisti di calibro come la Moore e Meyers e un minimo sindacale di brividi che la pellicola sciorina a piccole, ma incisive dosi si giunge ai titoli di coda con la sensazione di aver visionato comunque una pellicola non priva di spunti interessanti.

Note di produzione: la coppia di cineasti con all’attivo l’acclamato action-fantascientifico Storm ha sostituito alla regia la prima scelta Len Wiseman (Die Hard-Vivere o morire), nel cast della pellicola anche un paio di veterani del piccolo schermo, Jeffrey DeMunn al momento impegnato nel serial-horror The Walking Dead e Frances Conroy nota per il ruolo di Ruth Fisher in Six Feet Under.