Scream 4, recensione

Sono passati quindici anni dal massacro di Woodsboro messo in atto dalla coppia di studenti psicopatici e appassionati di horror Billy Loomis e Stu Macher ed è proprio in occasione di questa ricorrenza che Sidney Prescott (Neve Campbell), scampata all’epoca alla mattanza, ha deciso di celebrare a modo suo con la prima tappa del suo tour editoriale in cui presenterà ai lettori il libro Fuori dall’oscurità, in cui racconta come le è cambiata la vita dopo un faccia a faccia sin troppo ravvicinato con la morte.

Sidney approda in città proprio mentre un nuovo Ghostface inizia a mieter vittime cominciando come rituale vuole da un paio di studentesse sole in casa e mentre Woodsboro ripiomba nel panico da stalker omicida ed è nuovamente invasa da frotte di giornalisti zelanti come avvoltoi su una carogna, eccola reincontrare qualche volto familiare con cui ha condiviso terrorizzate corse notturne a perdifiato, schivando coltellate e rispondendo ad inquietanti indovinelli telefonici, il bonario sceriffo Linus (David Arquette) e la sua bella e rampante moglie, l’ex-giornalista ora scrittrice in crisi creativa Gale Weathers (Courtney Cox).

Che un nuovo gioco al massacro abbia inizio come direbbe il serial-killer moralizzatore Jigsaw e tra citazioni, proiezioni ed efferati omicidi a fil di lama la nuova trama prende forma, i sospetti si moltiplicano come i cadaveri e tra un bagno di sangue e l’altro si stabiliscono nuove regole per sopravvivere una su tutte…nei remake non si cambia l’originale.

Se è sacrosanto il discorso sui remake che le nuove leve made in Hollywood dovrebbero ascoltare, Wes Craven spiazza un pò tutti raccontando prima dell’uscita del film di un fantomatico tentativo di reboot che avrebbe azzerato il franchise con un sequel pronto a dare un nuovo input alla serie, niente di più lontano da ciò che si vede su schermo.

In realtà Craven fa esattamente il contrario e lo fa maledettamente bene confezionando un vero e proprio remake celebrativo, un pò alla Halloween H20 tanto per intenderci e lo fa con indubbia classe aiutato anche dal fatto che sono passati ben dieci anni da Scream 3 che nell’era di internet equilvalgono ad un secolo virtuale, così di fronte ad un platea che in realtà ha già inconsapevolmente da tempo archiviato la trilogia originale, Craven può tornare fresco come una rosa a ripercorrerla, citandola e celebrandola senza timore di ripetersi, sfoderando la solita corposa serie di citazioni e continuando a ribadire anche durante il film, tanto per evitare fraintendimenti, che quello a cui si sta assistendo è un remake.

Scream 4 funziona e bene per tutti i motivi sopra elencati, per un regista che gioca con l’horror e lo black humour come sanno fare in pochi e soprattutto prende materia prima da teen-horror e la mescola con il mondo dei B-movies ormai da tempo promosso in serie A, lanciandosi nell’ennesima raffinata digressione sul cinema, citando il mockumentary, ma non cadendo nel tranello di sfruttarlo come fece a suo tempo Romero ed avendo la capacità di citare se stesso senza essere autoreferenziale e al contempo mettere in luce la pochezza di tanto cinema fast-food propinatoci nell’ultimo decennio vedi tutta la serie di Final Destination e Saw esordi esclusi.

Scream 4 funziona quindi meglio del previsto, forse è un tantinello troppo raffinato nel suo evolversi, ma quello che più importa è che è un remake perfettamente riuscito, il che significa che sarebbe il caso di chiuderla qui, evitando di sfidare ulteriormente la buona sorte, perchè sia ben chiaro se questo film fosse uscito ad un anno di distanza dal terzo capitolo avrebbe sortito senza dubbio tutt’altro effetto.

Note di produzione: tra le nuove giovani vittime designate troviamo anche Hayden Panettiere ex-cheerleader mutante del serial Heroes ed Emma Roberts nipote della diva Julia Roberts. Il team creativo come parte del cast è da reunion infatti tornano Kevin Williamson per la sceneggiatura, Marco Beltrami per le musiche e produzione ancora di Bob Weinstein.