Recensione: Tutti insieme inevitabilmente

Brad (Vince Vaughn) e Kate (Reese Witherspoon), sono fidanzati da tre anni e di sposarsi e metter su famiglia non ne hanno la minima intenzione: è troppo bello essere una coppia agiata newyorkese, che può permettersi di fare viaggi in giro per il mondo e divertirsi la sera, perché tutto questo venga interrotto a causa di qualche marmocchio e della routine quotidiana, quella che ha fatto separare i genitori di entrambi.

Peccato che il giorno di Natale i due protagonisti, dopo essersi inventati di dover partire per la Birmania a vaccinare i bambini, pur di non trascorrere le feste con nessuna delle quattro famiglie, si vedano cancellare il loro volo per le Fiji e una giornalista mostri in diretta le loro facce a milioni di spettatori tra cui i genitori e che per questo motivo li contattano per offrirgli di passare tutti insieme il Natale.

Brad e Kate, non potendo rifiutare l’invito di nessuno, prenderanno appuntamenti con le quattro famiglie: questo peregrinare da un genitore all’altro, consentirà a loro di conoscersi meglio, scoprire segreti mai rivelati e di accettare l’eventualità di percorrere una strada comune creando una famiglia.

Tutti insieme inevitabilmente (orrenda traduzione del titolo originale Four Crhirstmases) è una commedia natalizia, diretta da Seth Gordon che, provando a dare la propria visione della popolazione americana, cerca cambiare il modo di raccontare uno degli argomenti più raccontati dalla cinematografia, il Natale, ricadendo nello scontato happy end.

Il film parte bene, veloce e divertente, ma col passare del tempo sembra che le migliori cartucce le abbia già sparate all’inizio e finisce per ripiegarsi su se stesso: certo, con due attori come Vince Vaughn e Reese Whiterspoon e un gruppo di attori non protagonisti da fare invidia (da Robert Duvall a Sissy Spacek e John Voight) il successo al botteghino è garantito, soprattutto in concomitanza con le feste natalizie, ma se si cerca di essere obiettivi, la suddivisione in episodi spezza troppo il ritmo e non sono tutti pregevoli allo stesso livello.

Il punto è che, se c’è gusto nel vedere la presa in giro della cultura rurale americana, non si trova altrettanta soddisfazione negli gli attacchi ai credenti, ai figli dei fiori e agli yuppies, che sono ridicolizzati con meno mordente negli altri tre Natali. Se poi si aggiunge la lenta trasformazione di Kate, che da donna in carriera vuole omologarsi alla gente comune, tanto da volere una famiglia e un bambino, lo spunto iniziale viene affossato (e il finale ne è la prova).

Concludendo: Tutti insieme inevitabilmente ha una bella idea alla base, degli ottimi interpreti e alcune trovate per poter strappare le risate, ma non è capace diandare fino in fondo nella propria critica, tanto che alla fine vien da pensare che, volenti o nolenti, il destino sia segnato e che le tradizioni piacciono anche a chi le attacca.