Recensione: The Wrestler

Randy The Ram Rombinson (Mickey Rourke) è un wrestler in decadenza, che è stato un vincente nel mondo del wrestling (tutti ricordano il suo trionfo contro Ayatollah avvenuto il 6 aprile 1989), ma un perdente nella vita: Stephanie (Evan Rachel Wood), la figlia, non lo vuole più vedere a causa della sua assenza come genitore e Cassidy (Marisa Tomei), la non più giovanissima spogliarellista con cui si confida, non lo vede come suo possibile compagno di vita.

Randy, che vive all’interno di una roulotte mezza scassata, per mantenersi lavora come tuttofare in un supermercato e per sentirsi vivo continua a praticare incontri in palestre di licei di provincia, dove ancora ha un buon seguito.

A causa di un infarto che lo colpisce durante un incontro minore, proprio prima di un match importante che potrebbe restituirgli il brivido dei bei vecchi tempi andati, Randy decide di provare a cambiare vita, corteggiando a modo suo Cassidy e riconquistando l’affetto della figlia. Siccome i suoi tentativi non portano a nulla (lui nel mondo reale è e rimane un perdente), The Ram decide di rifugiarsi nel suo mondo, il wrestling, fino alla fine dei suoi giorni.

The Wrestler è un film drammatico, diretto da Darren Aronofsky, che descrive l’America di chi non vive il sogno americano, di tutti coloro che si sentono perdenti e che devono rifugiarsi altrove per accettarsi, è il racconto del falimento e dell’autodistruzione.

La prova di Rourke è a dir poco superba (grazie anche alla totale immedesimazione dell’attore con il protagonista della storia a causa di situazioni simili che li accomunano), empatica, sofferente, credibile e ricca di piccole sfumature ben catturate dalla macchina da presa.

A tal proposito è importante sottolineare l’attenzione del regista nei confronti del protagonista: tutto ruota intorno a lui, dalla camera a mano, che inquadra in qualsiasi modo The Ram rilevando ogni suo stato d’animo (dall’insicurezza, alle bugie, dalla disperazione alla speranza), alle storie secondarie che vivono in funzione di quella principale (Cassidy, che si rispecchia in The Ram cerca prima di lui, di cambiare la sua vita; Stephanie vive il disagio dell’assenza della figura paterna e la delusione per il tradimento di una promessa), fino alla colonna sonora che accompagna alla perfezione i silenzi del protagonista (senza contare la canzone del finale, scritta e interpretata da Bruce Springsteen).

Bella anche la descrizione del mondo del wrestling, del suo pubblico e dei suoi protagonisti: quelli che Randy sente come la sua unica famiglia e il suo unico motivo di vita, sono interpreti di un mondo costruito e finto dove l’unica cosa che tiene un collegamento con la realtà è il dolore.

Concludendo: The Wrestler mostra il fallimento di un uomo, Randy The Ram, che sbaglia anche la sua unica prova d’appello, e la rinascita di un attore, Mickey Rourke, che convince e rende una storia fin troppo drammatica (al limite dell’eccesso), tutta da vedere e da vivere.