Recensione: The Lobo Paramilitary Christmas Special

Non esiste un supereroe più cattivo. Lobo è l’Uomo, e non sente ragioni. La sua forza e la sua intelligenza sono incredibili, ma l’Uomo le usa solo per distruggere e devastare.

Lobo è un personaggio della DC Comics creato dall’artista Keith Giffen e dallo scrittore Roger Slifer. Nasce inizialmente come parodia dell’erore classico, ma ben presto la sua popolarità lo richiede come protagonista di una serie tutta sua.

Lobo è un esempio lampante di come si fa ad essere estremi: il personaggio principale sguazza tra perversioni, violenza insensata e linguaggio volgare, mentre lo stile narrativo fa uso di colori spenti e illustrazioni grottesche. Tutto nelle sue storie è dissacrante e parodistico, persino le sue imprecazioni.


In questo periodo in cui imperversano sui nostri schermi i supereroi mascelloni, come li chiama lo stesso Lobo, mi sento in dovere di rispolverare il primo tentativo di portare in video Lobo, timidamente immortalato in un cortometraggio: The Lobo Paramilitary Christmas Special.

Diretto dal regista Scott Leberecht nel 2002 come cortometraggio conclusivo del suo primo anno di studi all‘American Film Institute, The Lobo Paramilitary Christmas Special rappresenta la trasposizione cinematografica di una delle avventure più rocambolesche di Lobo, che vede quest’ultimo impegnato nell’uccisione di Babbo Natale.

La trama è presto detta: Lobo di lavoro fa il cacciatore di taglie e viene contattato dal Coniglio Pasquale; questi gli offre un lavoro: uccidere Babbo Natale. L’assassinio è motivato dal fatto che Babbo Natale con il suo impero economico e le sue tradizioni sta monopolizzando i profitti, a scapito delle altre festività.

Lobo accetta il contratto, dato che da bambino non ha mai ricevuto niente di quello che chiedeva, e unisce quindi l’utile al dilettevole. Si reca quindi nell’azienda di Babbo Natale al Polo Nord, dove massacra tutti gli elfi, fedeli aiutanti di Babbo Natale.

Si presenta quindi di fronte al suo obiettivo, che tiene vicino a sé il Coniglio Pasquale catturato e rinchiuso in una gabbia; per non essere ucciso Babbo Natale offre un regalo a Lobo e, approfittando della sua distrazione, cerca di ucciderlo con una pistola.

Il finale non ve lo dico, il corto è da vedere, anche solo per godersi un bel Lobo in carne ed ossa, e l’espressione trucida di Babbo Natale, e anche le lagne del Coniglio Pasquale sono degne di nota.

I ruoli di Lobo, Babbo Natale e il Coniglietto Pasquale sono stati affidati rispettivamente a Andrew Bryniarski, Michael V. Allen e Tom Gibis.

In particolare abbiamo già visto le dimensioni non trascurabili di Bryniarski nei panni di Thomas Hewitt in Non aprite quella porta e Non aprite quella porta – L’inizio, e devo dire che nelle vesti dell’energumeno rende veramente bene.

Essendo un corto, tutto, a partire dal tempo, è ridotto al minimo: le ambientazioni, i dialoghi, tuttavia l’impatto visivo è notevole, dato che sono riusciti a trasporre in carne, ossa e altri materiali lo spirito di un fumetto basato sugli eccessi visivi;ogni singola tavola è infatti letteralmente invasa dai dettagli e dai particolari.

Anche il personaggio di Lobo, insofferente e motivato solo dall’idea di un massacro, annoiato da un universo sempre troppo semplice da distruggere.