Recensione : La Mosca

Il tema della metamorfosi, filtrato dalla mente di David Cronenberg, ha dato vita nel 1986, a una rappresentazione di come si diventa schiavi della trasformazione, e di come si giunge a diventarne dipendenti, quando se ne perde il controllo.

La Mosca è il remake dell’omonimo The Fly, del 1958, in Italiano L’Esperimento del Dottor K, con Vincent Price. Tuttavia il remake diviene in questo contesto un pretesto, un modo per approfondire ben altri temi. Seth Brundle (Jeff Goldblum), più che uno scienziato, infatti, è un artista. Studia in incognito il teletrasporto, e arriva a realizzare un prototipo funzionante di un macchinario che ne implementa i principi fondamentali.

Ci siamo quasi, il programma riesce a trasferire le cellule da una capsula all’altra, manca veramente poco al lieto fine, e a una rivoluzione, in campo scientifico, di quelle epocali. Accanto allo scienziato, in questi intensissmi momenti, la giornalista Veronica Quaife (Geena Davies) vive con lui una storia d’amore intensa e bellissima.


Ma qualcosa è destinato ad andare storto. Seth decide di provare troppo presto la sua fantastica macchina su di sè. Ma con lui, nella capsula sorgente, c’è una mosca. Il programma di ricombinazione molecolare, inutile dirlo, non riesce a capire che deve ricombinare in modo separato i due corpi, ma quello che la macchina vede è un tuttuno molecolare, che pari pari traspone nella capsula target.

Ma il tutto avviene in modo ordinato: i due corpi vengono infatti ordinatamente fusi l’uno con l’altro, e il risultato è una ricombinazione genetica tra le due forme di vita. Si dia inizio alla metamorfosi. Uscendo dalla cabina, Seth entra, in un primo stadio, in una sorta di stadio ipomanico e misticheggiante, in cui un senso di piacere e di grandiosità lo pervade dalla mattina alla sera.

Il suo fisico migliora, le sue prestazioni sessuali non hanno mai fine. La sua compagna si rende conto che qualcosa non va quando percepisce il fare eccessivo e delirante dello scienziato, che ancora non ha compreso l’infausto destino in contro al quale sta andando.

Infatti, poco tempo dopo, l‘euforia lascia il posto alla rabbia, il corpo comincia a cadere a pezzi; e sotto, serpeggiante, si fa strada un altro essere, ingordo, risoluto ad arrivare alla sua nascita, bramoso di uscire dal guscio per divenire un’essere nuovo in un mondo vecchio, capace di fare e ottenere chissà che cosa.

Un film eccezionale, sotto una serie di aspetti; prima di tutto quelli formale: si tratta infatti di uno die pochi film ad alto budget di David Cronenberg, il quale irrora la vicenda con il suo inno alla carne, in un crescendo che giunge fino all’immagine biomeccanica della carne fusa col metallo.

Ma se ne La Mosca c’è tutto Cronenberg, ma c’è anche una storia d’amore dolcissima, e dei personaggi molto be caratterizzati. La “mosca” esiste fin dall’inizio del film, è nascosta, si posa sulla nostra curiosità di sapere come andrà a finire e la stimola, mentre assiste impassibile alle immagini spietate e “horror”, che solo Cronenberg sa creare.

L‘ambientazione inquietante, lo scarno arredamento del laboratorio di Seth Brundle, munito altresì di macchina per l’espresso e di pianoforte, rappresenta la tela vuota su cui si dipinge il dramma dello scienziato e della sua invenzione. Dicenuto schiavo del cambiamento, visto come un canale in cui viene forzatamente sospinto dalla furia incontrollabile delle leggi della fisica, che egli stesso ha manipolato, Seth Brundle giunge a vedere il suo destino di mosca gigante come una sorta di dono, focalizzandosi sulla forza sovrumana e sui cambiamenti che questa condizione apporterebbe alla sua vita.

Traspare una critica al sordo riduzionismo, un campanello d’allarme che ci spinge a considerare con insistenza il fatto che la vita è una cosa complessa, la carne, il metallo, la materia, sono i mattoni, ma l’equazione che tiene insieme tutto non è banalmente riducibile a un copia e incolla di uno snapshot dello stato di un essere.

Il volo di Icaro di Seth Brundle avrà conseguenze di vario tipo, ma soprattutto sulla fiducia incrollabile che io stesso ripongo nella scienza e nella tecnica. Pensare che a volte basta una mosca per mandare tutto all’aria.