Recensione in anteprima: L’Onda

Germania, oggi, in un liceo come tanti il  professore Rainer Wenger (Jurgen Vogel) decide di sperimentare con i suoi alunni alcuni meccanismi cche riguardano il totalitarismo e il suo potere coercitivo a livello psicologico sulle masse, con un singolare esperimento in cui tutti gli studenti creano una vero e proprio movimento, appunto l’Onda del titolo, con tanto di simboli e rituali di massa, che ha nel cameratismo deviato e nella dittatura il pensiero e il fine ultimo.

Durante la settimana delle esercitazioni in cui l’esperimento prende forma, i ragazzi sembrano molto coinvolti ed è sorprendente l’impegno e l’entusiasmo profusi nel compito assegnatogli, all’inizio Wenger è entusiasta del suo esperimento e del coinvolgimento dimostrato dai ragazzi, ma le cose cambiano man mano che l’esercitazione procede ed il tutto prende una piega inaspettata con i ragazzi che cominciano ad avere atteggiamenti violenti ed intimidatori verso gli altri studenti della scuola,

Purtroppo queste prime avvisaglie esplodono durante una partita di pallanuoto, in cui il professore ormai resosi conto della situazione fuori controllo cerca di convincere i ragazzi ad abbandonare l’esperimento, ma ormai L’onda è diventato un vero movimento attraverso il quale i ragazzi riversano rabbia, violenza e voglia di sopraffazione in una inarrestabile escalation che sembra ormai impossibile da arginare…

L’onda si dimostra un film molto coinvolgente anche perchè tocca corde come la dittatura e l’ambiguo e pericoloso fascino del pensiero nazista che ha coinvolto e coinvolge milioni di persone in diatribe e ambigue teorie revisioniste che segnano l’odierna quotidianità politica e non.

Lo svolgimento della storia ci riporta alla memoria un altro film tedesco The experiment, anche li un esperimento sociologico alla base, si mettevamo a confronto in cerca di reazioni emotive e regole da branco due fazioni suddivise in guardie e prigionieri in un claustrofobico ambiente che riproduceva una prigione, tutto sotto l’occhio di telecamere pronte a catturare prima il degenerare di un inebriante potere, quello dei sorveglianti sugli inermi prigionieri, e poi la conseguente ribellione di questi ultimi che porterà tutti verso il folle e violento epilogo.

Qui i meccanismi sono i medesimi come la base dell’esperimento che degenera e finisce fuori controllo, in più c’è tutto il mestiere ed il talento di Dennis Gansel, che sfoggia una regia efficace e una serie di stereotipi che sembrano dimostrare appieno l’evidente fragilità emotiva di giovani menti in piena fase di sviluppo, ma d’altro canto ci  lascia un pò perplessi l’applicazione degli stessi stereotipi sulla caratterizzazione dei personaggi, dai genitori incapaci di capire la prole fuori controllo, l’insegnante/leader frustrato che perde il controllo dellla propria mostruosa creatura didattica, gli irriducibili  malvagi e facinorosi, i pentiti e le vittime sacrificali, tutto sembra fin troppo prevedibile, senza l’ambiguità che in pellicole come questa, che adottano tematiche del genere, dovrebbe essere l’ingrediente caratterizzante indispensabile.

Comunque che l’impatto emotivo sia efficace e che il film colpisca duro e in profondità e fuor di dubbio, così come convince pienamente la confezione solida ed il ritmo sorprendente che coinvolge dall’inizio alla fine, catturando l’attenzione con l’escalation di violenza mostrata senza troppi fronzoli contenutistici, ma nella pienezza di una realistica cronaca degli eventi, mostrando una vera e propria discesa agli inferi che inquieta non poco.