Recensione: Hostage

Jeff Taley è un agente di polizia esperto in sequestri con ostaggi, le sue peculiarità  sono grande capacità decisionale e sangue freddo che gli permettono in situazioni estreme di salvare molte vite innocenti.

Purtroppo un complicato sequestro, in cui il poliziotto non prevede adeguatamente le mosse del folle di turno, costa la vita ad un ostaggio, un ragazzino innocente, per Talley è la fine di una brillante carriera.

Qualche tempo dopo il nostro eroe, ormai divorato dai sensi di colpa è costretto a rientrare in gioco, la sua famiglia è in pericolo, e Talley sarà costretto a collaborare con un’organizzazione criminale che l’ha sequestrata.

Un terzetto di rapinatori in erba, alquanto maldestri ha avuto la pessima idea di svaligiare la villa di un riccastro che lavora per una grossa organizzazione criminale, la stessa che ha sequestrato la famiglia di Talley.

Nella ricca collezione di dvd del padrone di casa ci sono celate preziose informazioni che riguardano  gli intrallazzi dell’organizzazione, il trio malauguratamente pone la famiglia e la villa sotto sequestro con conseguente assedio delle forze dell’ordine.

A Talley viene chiesto, in cambio della vita della famiglia di scavalcare l’imponente cordone di polizia che circonda la villa infiltrarvisi e recuperare il dvd e nel caso eliminare lo scomodo testimone.

Hostage segna il ritorno dopo un periodo di appannamento, dell’eroe Willis che tanto ci aveva divertiti nella serie Die Hard, stavolta il personaggio protagonista della storia è molto più tormentato, ma l’ironia anche nelle situazioni peggiori non lascia mai solo il nostro eroe per forza.

Diretto dal regista Florent Emilio Siri, questo thriller-action gode di una ottima fotografia e di un ritmo serrato che ne fa una perfetta pellicola d’assedio con in più alcune trovate visive di notevole impatto.

Palese il ritorno allle cartteristiche del personaggio di Trappola di cristallo, anche se stavolta l’ironia è più sommessa e l’azione è al servizio di un copione dalle atmosfere più cupe.

Il cast, variegato e ricco di caratteristi e comprimari di prim’ordine, tra cui citiamo Kevin Pollack (F.B.I. protezione testimoni 2) e Ben Foster (30 giorni di buio), l’ottima sceneggiatura è opera dell’esperto Doug Richardson già autore dei copioni di 58 minuti per morire e Die Hard-vivere o morire.

In conclusione, un ottimo film, serrato e coinvolgente con un protagonista in forma ed un ottimo finale che rende tutta l’operazione perfettamente riuscita, consigliato vivamente.