Real Steel, recensione in anteprima

Siamo nel 2020, nella boxe gli esseri umani sono stati sostituiti da sofisticati robot comandati a distanza. Charlie Kenton (Hugh Jackman) è un ex-pugile pieno di debiti che perde il suo unico robot letteralmente distrutto da un toro infuriato durante un’esibizione in un rodeo. La sconfitta del suo robot porterà Charlie ancora più a fondo con un debito da saldare di ben 20.000 dollari. Mentre Charlie pensa ad un modo di uscirne indenne, viene informato che la sua ex è morta e che deve partecipare ad un’udienza in tribunale per decidere il destino del figlio undicenne Max (Dakota Goyo). Debra (Hope Davis), la zia di Max ne vorrebbe la custodia esclusiva e così Charlie adocchiato Marvin (James Rebhorn), il danaroso marito della donna decide di cogliere l’occasione al volo e chiede centomila dollari in cambio della sua rinuncia alla custodia di Max.

Marvin accetta e stabilisce che il ragazzino gli sarà affidato al suo ritorno da una vacanza in Europa, quindi Charlie e il figlio avranno tre interi mesi per conoscersi e in quest’arco di tempo Charlie scoprirà il suo istinto paterno, la determinazione del figlio e il suo entusiamo per i robot da combattimento. Dal canto suo Max troverà il modo di aiutare il padre in difficoltà, scovando un vecchio robot in una discarica, riportandolo a nuova vita e con l’aiuto del padre lo trasformerà in un campione, portandolo a competere sullo stesso ring con il temibile Zeus, campione del mondo della World Robot Boxing League.

Con questo Real Steel il rischio di trovarsi di fronte ad un giocattolone hi-tech senz’anima era davvero elevato, ma per fortuna sia il regista Shawn Levy che lo sceneggiatore John Gatins sfruttano a dovere il racconto Steel di Richard Matheson e allestiscono un film che si rivolge ad un pubblico trasversale, in cui il fattore umano resta centrale e la tecnologia viene utilizzata con giusta parsimonia per la creazione di robot fluidissimi, che sfruttano un sapiente mix di animatronica, motion-capture e CGI di altissimo livello figlia della saga Transformers.

Altra carta vincente e decisiva per la riuscita del film è stata la scelta di un’ambientazione futuribile più che futuristica, in cui la fantascienza resta ai margini e il lato sportivo della vicenda, come peraltro l’immancabile fattore Rocky Balboa, a più riprese il film ci ha ricordato anche l’Over the Top di Stallone, restano preponderanti permettendo così al bravo Hugh Jackman e all’entusiasta Dakota Goya di sfoggiare performance credibili ed un feeling di buon livello.

Real Steel si è rivelato una piacevole sorpresa, anche se bisogna ammettere che gli scontri tra robottoni su ring mancano di empatia e non sono lontanamente paragonabili ad un corpo a corpo live-action a base di sangue e sudore tra attori in carne ed ossa, chi ha visto lo strepitoso Warrior sa di cosa stiamo parlando, ma Levy ha pensato anche a questo e nel finale ci regala una trascinante, anche se virtuale performance pugilistica di Jackman, che riporta ancora una volta il fattore umano in rilievo dimostrando l’approccio davvero azzeccato a questo anomalo blockbuster a sfondo sportivo.

Nelle sale a partire dal 25 novembre 2011

Note di produzione: nel cast del film, costato 110 milioni di dollari figura anche la Evangeline Lilly del cult tv Lost. Il racconto breve Steel di Richard Matheson è stato già adattato nell’episodio Acciaio della serie tv Ai confini della realtà. Il regista Robert Zemeckis ha co-prodotto il film e collaborato agli effetti visivi con la sua ImageMovers specializzata in motion-capture.