Rasputin, recensione in anteprima

Il 19 dicembre 1916 il misterioso mistico russo Grigorij Efimovic Rasputin (Francesco Cabras) esalava l’ultimo respiro in concomitanza con l’impero dei Romanov, la sua morte come la sua vita restano in parte avvolti nel mistero, tra leggenda e storia scopriremo l’evolversi dell’ultimo giorno di vita di questa controversa figura la cui influenza sui regnanti russi si vociferava fosse figlia di poteri occulti e manipolazione della mente e attraverso flashback ne ripercorreremo le tappe fondamentali dell’avanzata a corte.

Occultismo, carisma ed eccentricità divennero potenti armi di persuasione per lo Stregone-Demonio come veniva definito da chi più lo temeva, punti di forza che però rappresenteranno per Rasputin anche il suo tallone d’Achille, perchè se il suo potere a corte cresceva in maniera esponenziale in veste di consigliere di Nicola II ultimo Zar di Russia e sotto la protezione della Zarina Alessandra Feodorovna eternamente grata all’uomo per aver salvato la vita al figlio morente, le fila di nemici celati nell’ombra e pronti al complotto aumentava e ben presto il fato avrebbe fatto il suo inevitabile corso regalando un’altra leggendaria e controversa figura ai libri di storia ed occultismo.

Rasputin fu infatti vittima designata di un complotto che lo vide avvelenato con del cianuro, ma la sua resistenza al veleno richiese anche l’utilizzo di una pistola e le gelide acque del fiume Neva per porre definitivamente la parola fine sulla sua esistenza terrena. Leggenda vuole che una volta ripescato il corpo di Rasputin non rivelasse alcuna traccia di veleno e che in realtà Rasputin morì annegato visto che l’autopsia rivelò che al momento in cui fu gettato in acqua l’uomo era ancora in vita.

Louis Nero è un regista che ha sempre viaggiato su percorsi creativi piuttosto alternativi, figli di un bisogno di espressione e di un background artistico che cerca volutamente di precindere dalle regole del mercato o dallo spettatore visto come semplice fruitore passivo, anche in questo caso è indubbia la sperimentazione posta in essere con suggestioni video-artistiche di grande fascino, la pittura come filtro della realtà, ma anche il rigore di una docu-fiction e l’impianto teatrale di dialoghi e messinscena, nel Rasputin di Nero c’è molto da fruire a livello di percezione e questo ne fa un intrigante oggetto anomalo nel panorama del cinema italiano e proprio per questo fascinoso quanto il suo protagonista, interpretato dal carismatico Francesco Cabras alla cui performance fa da contrappunto la voce narrante del veterano Franco Nero.

Nonostante Rasputin a tratti si presenti non semplice da metabolizzare e ben poco incline al compromesso, la natura mistica del personaggio scelto e l’alone di mistero che da sempre ne circonda il nome potrebbe fornire l’input necessario a chi cerca un cinema d’autore non totalmente inviso al genere cinematografico, la cui visione potrebbe riservare un piacevole diversivo a tanto cinema fast-food a patto sia ben chiaro di accettare di cimentarsi con una narrazione e confezione fieramente alternative.

Nelle sale a partire dall’8 aprile 2011

Note di produzione: l’attore Franco Nero padre del regista oltre ad essere la voce narrante è anche produttore della pellicola, il protagonista Francesco Cabras è già apparso ne La passione di Cristo di Gibson, Il mandolino del capitano Corelli ed Equilibrium, la colonna sonora del film è curata dal compositore Teho Teardo già autore delle musiche per La ragazza del lago e Il gioiellino. Tra le molte incarnazioni in celluloide di Rasputin ricordiamo Rasputin-Il monaco folle pellicola del 1966 con Christopher Lee, Rasputin-Il demone nero di Uli Edel direct-to-video del ’96 e inoltre Rasputin appare come villain sia nel cinefumetto Hellboy di Guillermo del Toro oltre ad aver ispirato Hugo Pratt per l’omonimo personaggio di Corto Maltese.