Posti in piedi in paradiso, recensione in anteprima

Ulisse (Carlo Verdone), Fulvio (Pierfrancesco Favino) e Domenico (Marco Giallini) sono tre padri separati costretti a versare quasi tutto quello che guadagnano in alimenti e spese di mantenimento per ex-mogli e figli. I tre hanno un passato da stimati professionisti, ma ora vivono tutte le difficoltà di chi non riesce ad arrivare a fine mese. Ulisse è un ex-discografico caduto in disgrazia che vive nel retro del suo negozio di vinili e arrotonda vendendo pezzi da collezione su internet. Fulvio è un ex-critico cinematografico finito a scrivere di gossip che vive presso un convitto di religiose. Domenico, in passato danaroso imprenditore, oggi vende appartamenti e dorme sulla barca di un amico e per mantenersi e mantenere le sue due famiglie si improvvisa gigolò al servizio di attempate signore. I tre si troveranno a condividere un appartamento e una quotidianità spesso tragicomica, che si svilupperà in un’amicizia che li spingerà a mettere in pratica il celeberrimo detto Mal comune mezzo gaudio.

Carlo Verdone torna dietro la macchina da presa dopo il notevole e decisamente sottovalutato Io, loro e Lara stavolta spostando l’attenzione sui toni tragicomici di tre padri separati, messi sul lastrico da altrettanti divorzi che in periodi di crisi come quelli che stiamo attraversando si trasformano spesso e volentieri in disagio sociale.

Verdone, che in questa nuova pellicola recita in souplesse lasciando ampio spazio ai due co-protagonisti, ambisce a raccontare qualcosa di piu che le semplici dinamiche comedy della convivenza di tre neo-scapoli in panne, ma purtroppo non riesce sempre a bilanciare a dovere contenuti ed intrattenimento, anche se nella prima parte le gag inscenate dal terzetto, con un Marco Giallini strabordante, funzionano nel migliore dei modi regalando più di qualche risata.

Posti in piedi in paradiso ha comunque il coraggio di parlare d’altro, di sganciarsi dalla petulanza della comicità da cabaret e ampliare lo sguardo al di fuori di una commedia italiana, da tempo non più all’italiana, stereotipata e schiava di tempi e volti televisivi. Un tentativo riuscito a metà quello di Verdone che predilige il Verdone regista all’attore, che tra serio e faceto ha raccolto l’eredità di monumenti alla comicità come Alberto Sordi e Vittorio Gassman nel tratteggiare un italiano medio e mediocre, ma anche capace di vigorosi slanci di genuinità, maschere di un Italia in celluloide vitale e vigorosa che in questi ultimi tempi volgarità, pressapochismo e tanta invadente tv spazzatura hanno reso opache e deformi.

Nelle sale a partire dal 2 marzo 2012

Note di produzione: nel cast figurano anche Micaela Ramazzotti, Nicoletta Romanoff e Diane Fleri. La colonna sonora è stata curata da Fabio Liberatori e il leader degli Stadio Gaetano Curreri.