Planes, recensione

Presentato come film di apertura della decima edizione di Alice nella città, la sezione autonoma e parallela del Festival Internazionale del Film di Roma, Planes è il nuovo cartone animato targato Disney ispirato all’universo dei motori ruggenti di Cars e dal quale prende ben più che un semplice spunto.

La storia è quella dell’aereo agricolo Dusty, il quale sogna ardentemente di partecipare ad una importantissima gara di giro intorno al mondo.planes

A Dusty non manca di certo l’intraprendenza e il coraggio se non fosse per un piccolo problema che lo affligge: soffre di vertigini. Ad aiutarlo ovviamente un gruppo di amici fidati fra i quali un vecchio ma glorioso aviatore navale di nome Skipper, ormai in pensione, ma che lo aiuterà dopo le prime naturali ritrosie a spingersi oltre i propri limiti per poter dimostrare al mondo intero il proprio reale valore.

Non è nascosto ed omesso che l’universo di Cars è il punto di riferimento per Planes, ma ciò che stupisce è che il precedente cartoon sia stato totalmente copiato e incollato ma trasferendolo a 1000 metri d’altezza. Questo fa di Planes un prodotto già visto e dalle tematiche pressoché ritrite, dove l’intento principale sembra essere catturare solo il pubblico dei piccoli fedeli.

Visivamente perfetto, ma d’altronde gli standard ai quali ci ha abituato la factory sono ormai altissimi in ogni caso, il film manca proprio di quella ventata di novità dal punto di vista narrativo. Che dietro l’idea e la produzione del film ci sia proprio quel John Lasseter che ha reso la Pixar il titano dell’animazione che conosciamo, fa decisamente storcere il naso.

Nonostante dietro la regia di Klay Hall, si percepisca una discreta cura dei dettagli dal punto di vista della meccanica degli aerei e delle dinamiche di volo, rimane il fatto che Planes sia un cartone non eccellente, ma non per questo meno adatto al pubblico dei più piccoli, i quali non faranno di certo fatica a divertirsi moltissimo.