Paul Newman per una vita

Il suo sguardo rimarrà per sempre impresso nella nostra memoria. Lo stesso sguardo che si è posato, all’inizio, su Shaker Heights, nei pressi di Cleveland (Ohio). Erano gli occhi erano figli del proprietario di un grande negozio di articoli sportivi figlio a sua volta di emigranti ungheresi e tedeschi.

La mamma era ungherese. In quelli stessi occhi i sogni nascevano, morivano, si realizzavano e si disperdevano; uno dei primi era quello di diventare un pilota dell’aviazione; per questo si arruolò, subito dopo la High School, nella Naval Air Corp, l’aviazione della Marina.

Furono paradossalmente proprio gli occhi a impedire la realizzazione di questo sogno: un problema alla vista lo rendeva non idoneo a svolgere il ruolo a cui aspirava; durante la seconda guerra mondiale, quindi, prestò servizio nel Pacifico meridionale come marconista.

Il grande doveva attendere ancora per un pò: nel dopoguerra, durante la faticosa ripresa economica, si occupò della gestione dell’azienda paterna; in quel periodo, e più precisamete nel 1949, si sposò con Jackie Witte.

Forse fu proprio l’amore a determinare il punto di rottura, e a far accendere la fiamma della decisione nella sua vita: in quello stesso anno infatti decise di intraprendere la carriera cinematografica; i due matrimoni, quello con il cinema e quello con la moglie, diedero presto i loro frutti.

Dall’unione con la moglie nacquero ben tre figli, l’unico maschio dei quali, Scott, purtroppo era destinato a morire nel 1978 a causa di un’overdose. La sua formazione artistica inizia con la frequentazione, per meno di un anno, della scuola d’arte drammatica della Yale University.

Si iscrisse quindi all’Actor’s Studio di New York e finalmente debutta nel 1953 in teatro a Broadway in Picnic, opera poco dopo resa famosa da un omonimo film. L’anno successivo, arriva l’esordio cinematografico: il film è Il calice d’argento, anche se in quell’occasione la sua interpretazione non fu accolta con molto entusiasmo, a causa di una presunta scarsa partecipazione emotiva dell’attore.

Lassù qualcuno mi ama, ebbe tutt’altra feedback: appena due anni dopo l’esordio, Paul Newman riusciva ad attirare l’attenzione della critica e del pubblico con una interpretazione veramente notevole del pugile Rocky Graziano.

Anni di evoluzione, anni di cambiamenti: il vento del successo soffia sempre più forte, e per l’occasione cambia anche la moglie: il 29 gennaio 1958, si sposa con l’attrice Joanne Woodward, che le rimane accanto fino alla scomparsa; il numero tre ricorre nei matrimoni di Newman: stavolta tre figlie allietano la seconda unione.

Tanto per strafare, nello stesso anno la Woodward riceve il suo premio Oscar come migliore attrice e recita con il marito in Missili in giardino e La lunga estate calda. La scalata verso il successo e la felicità è sempre più ripida, e negli anni ’60 Paul Newman scolpisce il proprio nome in modo indelebile nella storia di Hollywood.

Tra i successi clamorosi che lo hanno visto come protagonista, troviamo La gatta sul tetto che scotta, Lo spaccone, Hud il selvaggio, Intrigo a Stoccolma, Il sipario strappato, Nick mano fredda, Butch Cassidy, e La stangata.

Da questo momento Paul Newman diventa una delle star più grandi di sempre. Recita ancora con la moglie in Paris Blues, Il mio amore con Samantha e Indianapolis, sfida infernale. Negli anni sessanta emerge il suo fervore politico, e sostiene il senatore democratico Eugene McCarthy, e per questo motivo fu inlcuso da Richard Nixon nella lista dei suoi nemici personali.

Newman è stato anche un regista, e ha diretto sua moglie in La prima volta di Jennifer (1968), The Effect of Gamma Rays on Man-in-the-Moon Marigolds (1972), The Shadow Box (1980) e Lo zoo di vetro (1987).

La sua grande passione per le corse automobilistiche culminò nel 1979 alla partecipazione alla 24 ore di Le Mans, con una Porsche 935 guidata insieme a Rolf Stommelen e Dick Barbour. Corse a lungo per il Bob Sharp Racing Team, al volante per lo più di auto Nissan, per la quale fu anche testimonial.

In quelli stessi anni arriva l’oscar per Il colore dei soldi, per il quale viene premiato come miglior attore, premio che tra l’altro non ritirò di persona; non fu pesente infatti alla premiazione, date le numerose volte in cui vi si era recato per raccogliere premi e riconoscimenti.

Nel 1994 è tornato al cinema interpretando il cinico industriale di Mister Hula Hoop dei fratelli Coen. Nel 1995, invece, è stato premiato al Festival di Berlino con l’Orso d’argento per La vita a modo mio di Robert Benton.

Nel 1999 è stato fra gli interpreti del film Le parole che non ti ho detto di Luis Mandoki, e l’anno dopo è stato diretto da Marek Kanievska in Per amore… dei soldi; Nel 2002 ha interpretato il bellissimo Era mio padre, di Sam Mendes; il 25 maggio 2007 l’attore si ritira ufficialmente dalle scene, per poi abbandonarci il 26 Settembre del 2008.