Pasolini – Un delitto italiano, recensione

La mattina del 2 novembre 1975 sulla spiaggia dell’idroscalo di Ostia, località sita nei pressi di Roma, viene rinvenuto da una donna il cadavere massacrato dello scrittore, poeta e regista Pier Paolo Pasolini. Il corpo riconosciuto in seguito dall’amico Ninetto Davoli presentava i segni di una brutale aggressione.

Fermato e in seguito arrestato per l’omicidio di Pasolini il diciassettenne Pino Pelosi (Carlo De Filippi) che si dichiarò colpevole. Pelosi affermò di aver incontrato Pasolini presso la Stazione Termini e dopo una cena offerta dallo scrittore i due si sarebbero diretti alla periferia di Ostia.

Secondo Pelosi l’aggressione sarebbe stata causata da alcune esplicite avance sessuali fatte da Pasolini alle quali Pelosi si ribellò, secondo la versione di Pelosi l’alterco che ne segui e la morte dello scrittore sarebbero stati per legittima difesa.

Pelosi affermò di aver ucciso Pasolini da solo, ma le prove e alcune evidenti falle nella sua versione portarono alla condanna di Pelosi per omicidio volontario in concorso con ignoti. Pelosi nel 2005 in un’intervista cambiò versione affermando di non essere il solo esecutore materiale dell’omicidio e in seguito parlò di altri tre complici.

Marco Tullio Giordana con Pasolini – Un delitto italiano realizza uno dei suoi lavori più riusciti, il regista milanese confeziona un’immersivo docu-drama che ci porta indietro nel tempo ad una delle tante, troppe pagine nere della storia del nostro paese.

Giordana sfrutta la sorprendente spontaneità del protagonista, un efficace Carlo De Filippi, supportandola con l’esperienza di un cast di veterani tra cui spiccano Giulio Scarpati e Antonello Fassari, per ricostruire la tragedia di un personaggio sin troppo schietto nel suo polemizzare super partes divenuto in qualche modo scomodo per un potere politico ed uno status quo che si sentivano minacciati a più livelli.

Pasolini – Un delitto italiano è un perfetto mix tra dramma a sfondo giudiziario e un cinema di genere italiano che ormai non si fa più, un cinema che si è esaurito con gli anni ’70, lasciando qualche pallida traccia nel decennio successivo, un cinema che miscela intrattenimento, realismo e denuncia, una sceneggiatura che non si limita a riportare fatti e testimonianze a mo’ di documentario, ma come accadeva in JFK – Un caso ancora aperto di Oliver Stone si propone allo spettatore con un’avvincente drammatizzazione degli eventi e una messinscena squisitamente cinematografica, che per una volta va oltre la consueta fiction formato deluxe in trasferta su grande schermo.

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Note di produzione: Nel cast figurano anche Ivano Marescotti, Andrea Occhipinti, Nicoletta Braschi e Claudio Amendola; il film musicato da Ennio Morricone è basato sul saggio Vita di Pasolini di Enzo Siciliano.