Melancholia, recensione in anteprima

Una minaccia incombe dallo spazio profondo, un gigantesco planetoide noto come Melancholia è in rotta di collisione con la Terra. Se da un lato alcuni scienziati minimizzano la portata del pericolo asserendo che secondo alcuni calcoli Melancholia sfiorerà solo la Terra proseguendo la sua deriva nello spazio, dall’altra c’è chi la pensa diversamente e già presagisce un’apocalittica collisione che cancellerà il genere umano. Così mentre il mondo attende con il fiato sospeso l’evolversi della vicenda, Justine (Kirsten Dunst) al suo ricevimento di nozze comincia a dare segni di un forte disagio emotivo sempre più incombente, una struggente consapevolezza che in lei qualcosa si è spezzato e che sul mondo incomba la fine, ma sua sorella Claire (Charlotte Gainsbourg) supportata dal marito John (Kiefer Sutherland) pur preoccupata, vuole credere fortemente che i calcoli degli scienziati siano esatti e mentre il malessere di Justine si acuisce, giungerà per tutti il momento di affrontare una realtà sin troppo ignorata.

Inutile dire che ancora una volta Lars von Trier dimostra che spesso genio e sregolatezza vanno di pari passo, dopo l’eccentrico e provocatorio Antichrist e la sua recente espulsione dal Festival di Cannes , increscioso episodio che però non ha impedito alla giuria di premiare un’eccezionale Kirsten Dunst con la Palma d’oro come miglior attrice, Von Trier confeziona questa evocativa Apocalisse d’autore che ci permette di ritrovare su schermo quella magnifica vena poetica e creativa, di raro spessore artistico, che rende ogni opera del regista danese un’esperienza difficile da dimenticare.

Melancholia esordisce visivamente sontuoso attraverso un incipit all’insegna dell’evocativo che ci mostra vere e proprie pose artistiche, surreali ritratti ripresi in un esasperato e suggestivo slow-motion, per poi evolvere nell’intimista allestendo un primo atto in cui si esplora il disagio in crescendo della neo-sposa Dunst sempre più talentuosa, per culminare poi in un secondo atto in cui Von Trier approccia il disaster-movie che tanto piace ad Hollywood in una coinvolgente ed originale veste autorale. Qui l’emozione diventa tangibile con l’approssimarsi di un destino incombente che fluisce in un epilogo dai toni riecheggianti, in cui la forza delle emozioni è tanto impetuosa da sovrastare qualsiasi effetto speciale che non sia quello di un’umanità messa a nudo di fronte all’ineluttabile, un’umanità narrata da un regista capace di descrivere, con una forte ed innata empatia, le complesse fragilità dell’essere umano.

Nelle sale a partire dal 21 ottobre 2011

Note di produzione: nel cast figurano anche Alexander e Stellan Skarsgard, Charlotte Rampling e John Hurt. L’idea del film è nata durante una sessione di terapia a cui Lars von Trier ha partecipato durante i trattamenti per la sua depressione.