Manuale d’amore 3, recensione in anteprima

Tre nuovi capitoli all’insegna del vademecum sentimental-emotivo sulla tematica amorosa all’italiana, ironicamente snocciolata tra romanticismo, tentazione, abbandono e una buona dose di ottimismo che come si sa è il sale della vita.

Tre storie che affrontano tre età differenti, c’è la giovinezza quella che spesso è foriera di colpi di testa capricciosi, repentini ma facilmente metabolizzabili, poi c’è la maturità in cui il colpo di testa può causare danni irreparabili e cicatrici difficilmente rimarginabili e infine c’è l’infatuazione che arriva irrimediabilmente oltre il tempo limite, ma che colpisce con passionali affondi a cui difficilmente si può resistere.

Grazie ad un simpatico tassista romano, che come una sorta di Cupido (Emanuele Propizio) di nome e di fatto diventa romantica connessione tra i personaggi e le rispettive traversie amorose, faremo la conoscenza del bel Roberto (Riccardo Scamarcio) ambizioso e giovane avvocato che grida tutto il suo amore eterno alla promessa sposa Sara (Valeria Solarino), per poi tracollare di fronte ad un passionale colpo di fulmine scatenato dall’incontro con la fascinosa tentatrice Micol (Laura Chiatti).

Invece per il fedelissimo e sposatissimo Fabio (Carlo Verdone), conduttore tv con 25 anni di matrimonio alle spalle il colpo di testa amoroso si trasformerà in un tragicomico incubo quando cedendo alla tentazione del flirt con la bella Eliana (Donatella Finocchiaro) ne scoprirà un lato nascosto per nulla rassicurante.

Infine per il professore americano di storia dell’arte Adrian (Robert De Niro), che dopo il divorzio dalla moglie si è trasferito a Roma, le bellezze capitoline di una città carica di suggestioni eterne diventeranno la cornice ideale per ritrovare sensazioni che sembravano ormai sepolte, dopo il matrimonio naufragato e un delicato intervento al cuore, ma la procace e vitale Viola (Monica Bellucci),  figlia del portiere dello stabile (Michele Placido) in cui vive Adrian, risveglierà un lui un pò di quella voglia di vivere in realtà solo sopita.

Dopo un divertente e sorprendente primo capitolo che aveva messo d’accordo pubblico e critica ed un secondo non privo di brio, ma con qualche ricorrente segno di stanchezza, Giovanni Veronesi torna per completare una ideale trilogia sull’amore con questo Manuale d’amore 3, capitolo che si fregia di un paio di interpreti di caratura internazionale come la nostra Monica Bellucci ormai addottata oltralpe e il grande Robert De Niro che torna a recitare in italiano dopo il secondo capitolo della saga de Il Padrino datato 1974.

Ritrovare la regia solida ed elegante di Veronesi è sempre un  piacere e in questo terzo capitolo, che arriva subito dopo l’ottimo Genitori & Figli-Agitare bene prima dell’uso, sembra che l’appeal internazionale portato dall’ospite De Niro abbia influenzato positivamente anche la messinscena, che guadagna notevolmente in respiro e riesce in più di un’occasione a smussare i limiti di un’operazione che non dimentichiamoci tocca quota tre e lo fa in maniera piuttosto decorosa, grazie ad una gradevole confezione, cast di calibro messo in campo e la scrittura di Veronesi, che ad oggi resta una delle penne più intriganti della nuova commedia all’italiana.

Sarebbe piuttosto sterile, in quello che a tutti gli effetti è un film corale se pur suddiviso in episodi, mettersi a giudicare le performance protagonista per protagonista, è chiaro che ci sono punti deboli degni di nota come un Propizio non propriamente azzeccato, un De Niro che gigioneggia in souplesse o piuttosto gli evidenti e ormai acclarati limiti attoriali di una sempre più fascinosa Bellucci, ma il film grazie ad una regia particolarmemte ispirata e un surplus di budget che su schermo si percepisce oltremodo, porta a casa un un risultato più che dignitoso e soprattutto, cosa da non sottovalutare mantiene in tutta onestà ciò che promette.