L’ultimo dominatore dell’aria, recensione in anteprima

In un mondo in cui i poteri elementali rappresentano l’equilibrio dell’universo, quattro fazioni di dominatori controllano acqua, terra, aria e fuoco, quest’ultima fazione rompe gli equilibri e per fame di conquista dichiara una guerra globale.

Purtroppo l’unico che potrebbe riportare la pace, cioè l’ultimo superstite dei nomadi  dell’aria, l’Avatar Aang (Noah Ringer) che contiene in se le capacità per controllare tutti e quattro gli elementi, svanisce e la guerra imperverserà per cento anni, fino al suo ritrovamento da parte della giovane dominatrice dell’acqua Katara (Nicola Peltz).

Toccherà al giovane Aang ritrovare i suoi poteri, se stesso e riportare l’equilibrio tra le fazioni, ma sulle sue tracce c’è il principe della Nazione del fuoco, l’ambizioso Zuko (Dev Patel) che vuole catturare l’avatar per consegnarlo in catene a suo padre e riacquistare così i privilegi perduti.

Il regista di origini indiane M. Night Shyamalan dopo l’incompreso E venne il giorno torna alle suggestioni fiabesche di Lady in the water, stavolta in salsa action e con a disposizione un budget stratosferico, un cartoon statunitense di grandissimo successo  che miscela suggestioni mistico-religiose, arti marziali e un tratto che ammicca agli anime giapponesi e un formato 3D che purtroppo arriva solo in post-produzione con risultati piuttosto deludenti.

Per curiosità siamo andati a dare un’occhiata al cartoon originale, tanto per avere un’ulteriore chiave di lettura, notevole a livello contenutistico e tanto ricco di elementi filtrati per un target di ragazzi in maniera davvero straordinaria, purtroppo molta della coesione narrativa che il cartoon regala, nel sunto di Shyamalan non ha il medesimo impatto e il lato più infantile dell’operazione prende a più riprese il sopravvento, intendiamoci non che questo sia un  limite per un film indirizzato agli spettatori più giovani, ma un bel tallone d’Achille se si vuole catturare l’attenzione dei più grandi, una volta smorzato l’impatto dell’ottimo comparto effetti visivi.

Peccato perchè sulla carta un’operazione di questa portata e con tematiche così intriganti poteva trasformarsi in un kolossal alla Avatar, o perlomeno aspirare a qualcosa di più di un buon impatto visivo, ma Shyamalan in questo caso perde tutti gli elementi che ne hanno in questi anni contraddistinto lo stile, il che snatura in parte la curiosità di vedere un’impronta autoriale applicata ad un popcorn-movie, oltretutto nonostante Scontro tra titani sia stato malamente penalizzato da un terrificante 3D aggiunto in post-produzione, si continua imperterriti a riversare film concepiti in 2D a tempo di record, ricordiamo che James Cameron, che considera comunque deleteria questo tipo di operazione, ha parlato di almeno sei mesi per una discreta conversione, mentre i tempi medi delle odierne produzioni si assestano sulle otto settimane,

L’ultimo dominatore dell’aria purtroppo non ha elementi forti di regia o narrazione che rappresentino lo Shyamalan che tutti conosciamo e che abbiamo imparato ad apprezzare, sembra quasi di vedere l’Alice in wonderland di Burton, un operazione a se stante priva di qualsiasi segno distintivo di un estro registico solitamente sempre riconoscibile.

Detto ciò sminuire l’impatto visivo e la valenza tecnica del film sarebbe alquanto sciocco, il budget è tutto su schermo e l’impegno profuso e la volontà nel rendere su grande scherno l’universo del cartoon sono innegabili, che poi il risultato finale non raggiunga i livelli che ci si attendeva è un prezzo da pagare per l’ennesimo cineasta che si trova di fronte ai compromessi di un’operazione commerciale di tale portata.