Lo straniero che venne dal mare, recensione

2010-05-04_103757Un uomo russo di nome Yanko ( Vincent Perez) in viaggio su una nave per le americhe naufraga presso le coste della Cornovaglia a causa di una tempesta, finirà in un villaggio scambiato per un vagabondo con problemi mentali a causa della sua incapacità di comunicare in inglese, e per l’estremo disagio in cui verrà trovato dai locali.

Yanko incapace di comunicare la sua reale identità si presterà a svolgere qualche lavoro per un possidente locale che non mancherà di sfruttarlo, durante la sua permanenza l’uomo non dimenticherà la gentilezza della dolce Amy Foster (Rachel Weisz), una bella ragazza che sembra l’unica ad avergli dimostrato un minimo di gentilezza.

Almeno sino a quando anche il medico del luogo non ne intuirà provenienza ed intelligenza diventandone amico, e aiutandolo così a integrarsi nella comunità, che comunque contrasterà l’amore dell’uomo per la giovane Amy.

L’ostracismo per la coppia che nel frattempo si sposerà ed avrà un figlio, si mostrerà in tutta la sua drammaticità quando Yanko si ammalerà gravemente e tutti, amico medico compreso, non faranno nulla per aiutarlo, lasciando Amy sola e disperata a lottare per la vita del marito.

Lo straniero che venne dal mare è un libera trasposizione del racconto breve di Joseph Conrad Amy Foster (1901), lo scrittore polacco è anche l’autore del romanzo Cuore di tenebra, fonte di ispirazione per il regista Francis Ford Coppola e il suo cult Apocalypse Now.

Alla regia la britannica Beeban Kidron, all’attivo il sequel Che pasticcio, Bridget Jones!, che confeziona un bel romance di grande impatto visivo con una messinscena d’ampio respiro, che grazie alla suggestive location non potrà non conquistare gli amanti del romance in costume.

Lo straniero che venne dal mare è un melò di stampo classico che nonostante le fisiologiche differenze con il racconto originale, non tradisce la sua origine letteraria, grazie anche ad un’intensa ed incantevole Rachel Weisz, che dopo il pessimo thriller-action Reazione a catena accanto a Keanu Reeves, può finalmente cimentarsi in un ruolo più consono al suo talento in divenire, che recentemente abbiamo potuto apprezzare nuovamente. e in una veste più matura nell’Agora di Alejandro Amenabar.