Lo Schiaccianoci 3D, recensione in anteprima

A Vienna durante gli anni ’20 la piccola Mary (Elle Fanning) è in attesa di passare la vigilia di Natale con lo zio Albert (Nathan Lane) che riesce sempre a farla ridere e a fargli vivere attraverso i suoi fantasiosi racconti incredibili avventure, facendogli dimenticare quel discolo del fratellino, una vera peste che non fa che combinar disastri e distruggere giocattoli, comprese le sua amatissime bambole. Purtroppo i genitori saranno fuori per la Vigilia e Mary e suo fratello saranno affidati alla governante, ma lo zio prima che i due nipotini vadano a coricarsi gli mostrerà una meravigliosa casa delle bambole animata e uno schiaccianoci di legno. Quellla stessa notte lo schiaccianoci prenderà vita e racconterà a Mary di essere un Principe (Charlie Rowe) a cui il Re ratto (John Turturro) e sua madre (Frances de la Tour) la regina hanno usurpato il trono e lanciato un maleficio. Toccherà a Mary aiutare il Principe a riconquistare la sua città intraprendendo una magica avventura in una dimensione parallela dove tutto è possibile e dove il perfido ed ambizioso sovrano roditore ha instaurato un regno di terrore con il suo esercito che distrugge giocattoli, oscura il sole e pianifica una rattificazione globale.

Lo schiaccianoci 3D di Andrei Konchalovsky è tanto sfarzoso quanto barocco, con compiaciute puntate nel kitsch e nel grottesco che fanno di quest’opera un pastiche fantastico poco adatto agli spettatori più piccini, ben poco fiabeschi e rassicuranti sono i ratti invasori quando spalancano mandibole deformandosi all’inverosimile, c’è  di tutto e di più nel circo allestito da un regista che nella sua carrieta è passato con invidiabile nonchalance  dall’autorale La felicità di Asja allo smargiasso Tango and Cash.

Nello Schiaccianoci di Konchalovsky si cita Freud e si evocano gli orrori del nazismo e se nell’incipt chi si aspettava un film squisitamente natalizio avrà la sua dose di luminarie, abeti e vischio, non appena entrano in scena i ratti il film subisce una poderosa virata dark, con qualche reminiscenza delle fantasmagoriche stramberie burtoniane de La fabbrica di cioccolato di cui però Konchalovsky sembra non avere il pieno controllo e infatti se non ci fossero le splendide musiche di Caikovskij e la bravissima Elle Fanning a regalarci un po’ del suo immenso talento fungendo da collante emotivo, tutto l’impegno profuso per questa stramba e confusa fiaba dark sarebbe andato del tutto sprecato.

Nelle sale a partire dal 2 dicembre 2011.

Note di produzione: i testi dei brani musicali sono del compositore premio Oscar Tim Rice (Il re leone), Il film costato 90 milioni di dollari è una co-produzione Inghilterra/Ungheria