L’attimo fuggente, recensione

dead_poets_society

Vermont 1959, Nell’austera accademia maschile di Welton dove le regole severe e la disciplina ferrea sono all’ordine del giorno, piomba l’estroverso professore di letteratura John Keating (Robin Williams) che come un fulmine a ciel sereno ribalta le regole della scuola e l’approccio al programma e all’insegnamento, sobillando il lato cretivo ed anticonformista dei suoi studenti.

Il miglior veicolo per la conoscenza senza inutili lacci e lacciuoli formali viene dalla poesia e dalla letteratura, autori come Whitman ed Emerson saranno i più adatti per coinvolgere e catturare l’attenzione dei ragazzi, che non solo si sentiranno spinti a crearsi delle opinioni proprie, ma cercheranno di cambiare il loro approccio al quotidiano.

Cinque degli allievi di Keating rimarranno affascinati da alcuni racconti del professore che parlano di un gruppo chiamato La setta dei poeti estinti e si riuniranno nottetempo per emularne le gesta, declamando poesie e scambiandosi libri e manoscritti.

Neal Perry ( Robert Sean Leonard) un altro studente di Keating invece si scontrerà violentemente con il padre che gli vorrebbe impedire di recitare, ne seguirà il tragico suicidio del ragazzo e grossi guai per il professore, che si troverà accusato di aver istigato nel ragazzo sentimenti tanto contrastanti da averlo condotto all’insano gesto.

Keating verrà costretto così a lasciare la scuola, ma i suoi ragazzi riconoscenti ed arricchiti dall’esperienza ricevuta non lo dimenticheranno mai, e gli riserveranno un addio che il professore non potrà dimenticare.

L’attimo fuggente è da non perdere visto che sono davvero pochi  i film, che come questo, dopo la visione lasciano qualcosa di duraturo ed emotivamente rilevantee che si abbia voglia di condividere con qualcuno.

Il regista Petere Weir riesce a miscelare spessore, poesia, racconto di formazione e melò senza alcuna sbavatura, a parte qualche scivolata nella retorica che però è fisiologica quando si affronta uno script del genere, e l’importante è contenerne i fastidiosi effetti colaterali e Weir lo fa con una gran classe.

Il resto è un grandissimo ed intenso Robin Williams che negli anni a venire perderemo lungo la strada e questo ci dispiace molto, ed un gruppo di talentuosi ragazzi che tengono la scena con un godibile mix di acerbo talento ed entusiasmo che non potrà non coinvolgere, tra loro vi segnaliamo Ethan Hawke reduce all’epoca dal family-movie fantascientifico Explorers e Robert Sean Leonard che tutti conosceranno per il suo James Wilson nel serial tv Dr.House.