L’apprendista stregone, recensione

Nel 740 d.c. Maxim Orvath (Alfred Molina) uno degli apprendisti di Merlino cospira contro il suo maestro insieme alla maga Morgana (Alice Krige) uccidendo Merlino prima che i suoi apprendisti Balthazar Blake (Nicolas Cage) e Veronica (Monica Bellucci) possano intervenire. Baltazhar e Orvath stanno per scontrarsi, ma la loro battaglia sarà impedita dal sacrificio di Veronica che imprigionerà Morgana.

Merlino prima di morire chiede a Balthazar di trovare il suo successore e lunga sarà la strada per il mago che attraverserà secoli cercando un degno successore e combattendo schiere di stregoni tra cui lo stesso Horvath intenzionati a liberare Morgana dalla sua prigione magica.

Giunti ai giorni nostri finalmente Balthazar troverà il suo successore nel giovane Dave Stutler (Jake Cherry), ma le cose non andranno come previsto e la ricerca dovrà attendere ulteriori dieci anni a causa dell’ennesimo scontro con Horvath che finirà per imprigionare entrambi in un’urna magica.

Dieci anni dopo Dave (Jay Baruchel) è uno studente di fisica che libera i due maghi e dopo aver saggiato con mano la malvagità di Horvath che tenterà da subito di ucciderlo, verrà salvato da Balthazar che gli spiegherà quale sia il suo destino, Dave non accetterà da subito aspirando ad una vita normale, ma il fato ha già scelto per lui e Balthazar avrà così finalmente il suo apprendista stregone da addestrare.

Torna il terzetto che ha figliato il divertente Il mistero dei templari e relativo sequel, l’attore Nicolas Cage, il regista Jon Turteltaub e Il producer Jerry Bruckheimer, stavolta per adattare e ampliare L’apprendista stregone un segmento del capolavoro Disney Fantasia ispirato a sua volta all’omonima ballata di Wolfgang Goethe.

Bruckheimer stavolta non convince come nel precedente e sottovalutato cinegame Prince of Persia-Le sabbie del tempo flop ai botteghini e dimostrazione che anche un film commerciale ben girato e visivamente intrigante possa non incontrare i gusti del grande pubblico, ma stavolta la storia nonostante qualche intrigante guizzo dark e una confezione d’alto profilo viene affossata dal formato family-movie made in Disney che trasforma il film in una stanca giostra di effetti speciali di buona fattura dall’intreccio spento e scontato.

Il problema non è tanto nell’aver voluto tirare fuori un’intera mitologia da un cortometraggio di pochi minuti, dopotutto I pirati dei Caraibi è ispirato ad un’attrazione di un  parco a tema, il problema è di aver voluto sfornare un film che accontentasse tutti, una decisione forse figlia del precedente flop di Prince of Persia indirizzato ad un target ben preciso di spettatori, così l’idea di edulcorare il lato più dark dell’operazione e provare a catturare l’attenzione degli amanti del fantastico, ma anche di famiglie e dei più piccini alla fine scontenta quasi tutti.

Senza sparare a zero sul cast che fa quel che può con il materiale a disposizione, L’apprendista stregone ha l’aspetto e il contenuto di un’innocuo fantasy made in Disney che rischia però di rivelarsi indigesto per i piccoli spettatori ed eccessivamente leggero per i più grandi, non avendo ne l’intrigante mitologia del recente Percy Jackson ne tantomeno il coraggio della saga di Harry Potter di esplorare coraggiosamente atmosfere dark e adulte.