La ricerca della felicità: recensione

la-locandina-italiana-di-la-ricerca-della-felicita-34446San Francisco 1981, Chris Gardner (Will Smith) sta affrontando una crisi familiare e lavorativa, i suoi scanner medici non si riescono a vendere, sua maglie Linda (Thandie Newton) è sempre più irrequieta e insoddisfatta e naturalmente tutta la tensione del caso ricade sul loro figlioletto Christopher (Jaden Smith).

Un bel giorno Chris vede un broker finanziario arrivare al lavoro in Ferrari, incuriosito chiede informazioni su quel lavoro che sembra il mezzo ideale per realizzare in fretta i suoi appannati sogni di successo e soldi, nel frattempo Linda saputo dall’ennessimo progetto del marito esasperata lo lascia.

Così Chris con figlioletto al seguito si ritrova ad affrontare sei mesi di stage non pagato, ad essere sfrattato di casa, perdere la macchina per una serie di multe non pagate, svendere per fame gli ultimi scanner rimastigli e usufruire di dormitori per senzatetto, ma la vita comunque così dura fino a quel momento lo ricompenserà con grandi  e sorprendenti soddisfazioni.

La ricerca della felicità è il percorso del sogno americano che ha il volto e il talento di Will Smith raccontato attrverso il filtro del cinema italiano di Gabriele Muccino attento alle sfumature e ricco di spessore.

E proprio questa l’idea vincente del film, il regista, sulla bravura di Smith ormai non vi sono dubbi, ma il sogno americano raccontato da un italiano con i crismi  del cinema made in Hollywood  è decisamente una trovata vincente.

Non privo di alcuni  momenti emotivamente troppo saturi che rivelano una ricerca della lacrima facile, il film riesce comunque a coinvolgere anche grazie ad una storia concepita per  far sognare chiunque, ma che lascia un pò interdetti per una sin troppo determinata e aleatoria corsa al successo che sacrifica stabilità e quiete familiare.

La ricerca del successo e del denaro come totem della felicità sacrificando lungo la strada una parte di se stessi e della propria famglia, è una lettura che col passare dei minuti da impercettibile viene prepotentemente a galla lasciando chi guarda un pò dubbioso sull’effettivo significato del termine felicità.

La ricerca della felicità resta un gran film nonostante tutte le preplessità del caso su messaggio e contenuto, una pellicola che nonostante la ben definita collocazione temporale porta con sè un messaggio non privo di ambiguità, diventato negli anni universale.