Juan of the Dead, recensione in anteprima

Sullo sfondo dell’anniversario della Rivoluzione Cubana un’esercito di zombie invade le strade dell’Avana. Di fronte a quest’orda famelica i migliori amici Juan (Alexis Días de Villegas) e Lázardo (Jorge Molina) decidono di trasformarsi in sterminatori di zombie professionisti. Si forma così un team che dietro compenso permette alla popolazione di liberarsi dei numerosi cadaveri ambulanti infetti.

Mentre il governo cerca di mantenere l’ordine pubblico incolpando gli americani  e accusandoli di tentare di rovesciare il regime in vigore, Juan e Lazardo radunano la truppa, raccolgono le loro armi e si preparano a fare una strage per liberare una volta per tutte Cuba da un’orda in crescendo di dinoccolati zombie invasori.

Bisogna ammettere che il filone zombie sta vivendo un momento d’oro, appena terminato di tessere le lodi della zombie-comedy britannica Cockney vs Zombies (la recensione del film), ecco che ci troviamo di fronte al primo zombie-movie cubano che al contrario del recente e mediocre esordio cinese Zombie 108 regala al filone comedy lanciato da L’alba dei morti dementi un nuovo spassoso ed efferato capitolo che aggiunge un sorprendente sottotesto politico che non manca di una satira super-partes (c’è n’è per il regime di Castro quanto per gli americani) e un’ambientazione inedita.

Juan of the Dead non è il solito horror girato in economia, il film sfoggia un make-up di alto profilo e scene di massa di notevole impatto, per non parlare del comparto effetti visivi che ci propone diversi totali di un’Avana immersa in un suggestivo scenario post-apocalittico.

Il regista Alejandro Brugués sembra aver fatto incetta di cinema di serie B, nel film ci sono diverse citazioni che vanno dai morti viventi subacquei dello Zombie 2 di Lucio Fulci ai film di arti marziali con Bruce Lee, vedi il protagonista che stende zombie a colpi di nunchaku.

Juan of the Dead ha il pregio di essere una sorta di versione trash de L’alba dei morti dementi, i personaggi del film di Brugues sono di una bizzarria unica, si va dalla trans bellicosa al gigantesco body builder che sviene alla vista del sangue, fino al protagonista che gira in canotta e infradito, insomma una sorta di Armata Brancaleone ammazza-zombie che regala una corposa dose di divertimento senza mai dimenticare la natura orrorifica del genere, mantenendo lo splatterometro a livelli più che adeguati e anche in questo caso, come sempre, ispirandosi al maestro Romero.

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Note di produzione: nel cast figura anche Antonio Dechent già visto nell’avventura a sfondo storico Il destino di un guerriero (Alatriste).

Era solo una questione di tempo, fino a quando ho trovato un’idea che sembrava abbastanza buona per mettere mano a questo genere di film e aggiungere il mio piccolo granello di sabbia. La storia di Juan è venuta semplicemente guardando la realtà che mi circonda. Quella realtà è Cuba, così un giorno, inevitabilmente, mi sono chiesto quanto fossimo diversi dagli zombie. Inoltre, Cuba è un paese che per mezzo secolo si è preparato a un conflitto con gli Stati Uniti. Quindi, se al posto di questo confronto dovessimo affrontarne uno con gli zombie?». [Alejandro Brugués]