J. Edgar, recensione

Storia, carriera e stralci di vita privata di J. Edgar Hoover (Leonardo DiCaprio), dal suo insediamento ancora giovanissimo a capo del Federal Beaureu of Investigation, dove resterà in carica per quarantotto anni sotto otto presidenti, sino alla sua morte avvenuta durante la presidenza Nixon. Nel mezzo la lotta contro radicali, anarchici e comunisti, la sua vociferata omosessualità, la passione per il suo futuro braccio destro Clyde Tolson (Armie Hammer) che gli resterà accanto fino alla sua morte, il legame forte con la sua fedelissima segretaria personale Helen Gandy (Naomi Watts), il rapimento Lindbergh e la morte dei fratelli Kennedy. Hoover non solo apportò grandi innovazioni riorganizzando il Bureau, tra queste un archivio centrale delle impronte digitali e i primi laboratori della scientifica, ma riuscì ad avere sotto il suo controllo diverse personalità politiche di spicco grazie ad intercettazioni compromettenti e file confidenziali. Sulla vita di Hoover l’ombra costante ed incombente di una figura materna ruvida che ne segnerà la crescita e ne acuirà debolezze caratteriali che lo accompagneranno ed affligeranno per tutta la vita.

Dopo la tiepida accoglienza in patria approda nei cinema italiani il biopic J. Edgar di Clint Eastwood, una delle due biopic più attese dell’anno insieme al Lincoln di Steven Spielberg e che vede ancora una volta Leonardo DiCaprio cimentarsi con un personaggio colmo di idiosincrasie e in conflitto perenne con se stesso, il mondo che lo circonda e le proprie ambizioni, come accadeva al suo Howard Hughes nel The Aviator di Martin Scorsese.

Indubbiamente il film di Eastwood stavolta risente troppo della sua apprezzabile, ma in questo caso limitante formalità stilistica, che se in altre occasioni era riuscita a dar personalità ad eventi storici e a caratterizzare personaggi, vedi il dittico Flags of our Fathers/Lettere da Iwo Jima piuttosto che il più recente Invictus, in questo caso soffre di una sceneggiatura troppo lineare, senza un intreccio capace di donare agli accadimenti storici e alle parentesi di vita privata quell’appeal squisitamente cinematografico che rende avvincente una storia di vita vissuta, miscelando con dovizia intrattenimento e nozionismo.

J. Edgar non è un film semplice da approcciare e potrebbe risultare poco coinvolgente, il biopic come genere è affrontato in maniera ineccepibile, ma senza guizzi che ne segnino un’evoluzione emotiva atta a creare un’empatia che esuli dalle sole performance attoriali. Il film risulta troppo ingessato nonostante l’impegno profuso da un DiCaprio non al suo meglio e non di certo aiutato da qualche sbavatura tecnica sin troppo evidente, il make-up in alcuni frangenti per quanto risulta posticcio sfiora il ridicolo, una leggerezza quest’ultima inaccettabile e che in parte mina la credibilità dei protagonisti.

Insomma senza dubbio siamo di fronte ad un Eastwood sottotono che non raggiunge l’eccellenza a cui ci aveva abituati, poco supportato in fase di scrittura e che forse firma il suo film meno riconoscibile, in cui risulta davvero difficile ritrovare la sua impronta.

Nelle sale a partire dal 4 gennaio 2012

Note di produzione: La sceneggiatura è dello scrittore Premio Oscar Dustin Lance Black (Milk). J. Edgar Hoover è stato impersonato in svariate pellicole, tra queste è apparso nei biografici Charlot (Kevin Dunn) e Nixon-Gli intrighi del potere (Bob Hoskins) ed è stato interpretato da Billy Crudup nel recente Nemico Pubblico di Michael Mann.