Il profumo del mosto selvatico, recensione

walk_in_the_clouds []Tornato dalla guerra Paul Sutton (Keanu Reeves) ritrova in casa una moglie scostante e un’aria tutt’altro che accogliente, cosi riprende il suo lavoro di rappresentante di cioccolatini che lo porta in lungo e in largo per il paese armato del suo dolcissimo campionario.

Durante un viaggio in corriera Paul conosce ed aiuta una giovane studentessa di origine messicana, che dopo un malore gli confessa di aspettare un bambino dal suo professore che non ha nessuna intenzione di prendersi alcuna responsabilità.

La ragazza è terrorizzata perchè sta tornando dalla sua famiglia a cui dovrà dare l’infausta notizia spezzando il cuore a suo padre, così in  men che non si dica il buon Paul, non immune la fascino della ragazza e con una genuina intenzione di far del bene, si spaccerà  per il marito accompagnando la ragazza nella tenuta vinicola dei genitori di lei, produttori di vino di antica tradizione.

Il luogo e il calore familiare avvolgerà e lentamente conquisterà Paul, che scoprirà un sentimento per la giovane, il suo sentimento crescerà come l’affetto per la sua famglia e per l’incantevole e suggestivo vigneto, purtroppo la verità verrà presto a galla con terribili conseguenze, ma l’amore come sempre troverà il modo per trionfare.

Il regista Alfonso Arau ripesca un classico del 1942, Quattro passi tra le nuvole, la cui sceneggiatura era firmata dal grande Zavattini, il coraggio di Arau nell’utilizzare atmosfere romance visivamente estreme, non disdegnando nulla dei clichè tipici del genere e sconfinando ripetutamente e astutamente nello zuccheroso, trasformano il film in una sorta di fumettone neo-romantico che non manca di un certo fascino.

Il profumo del mosto selvatico grazie a due bellezze eteree come Keanu Reeves e Aitana Sanchez-Gijon, ad una coppia di veterani come Anthony Quinn e Giancarlo Giannini, e ad una fotografia rarefatta dalle suggestioni pittoriche curata da Emmanuel Lubezki, riesce a convincere purchè si ami il genere e se ne accetti una versione fiabesca e romanzata all’estremo, con tutti i fisiologici difetti del caso.