Il prescelto, recensione

Il poliziotto Edward Malus (Nicolas Cage) si reca sull’isola di Summerisle dopo aver ricevuto una chiamata dalla sua ex che gli chiede aiuto per ritrovare la figlia che sembra essere scomparsa nel nulla.

Edward giunto sull’isola scoprirà che su tutta la popolazione vige un’ambigua legge matriarcale rappresentata dall’anziana sorella Summerisle (Ellen Burstyn) che protegge e guida la popolazione femminile sottomettendo quella maschile, quest’ultima utilizzata come forza-lavoro, proprio come accade in un alveare.

Api e miele sono la risorsa economica che permette alla comunità di sopravvivere e la sonnolenza in cui è calata la popolazione verrà disturbata dalle domande di Malus visto come un forestiero e un pericolo per l’equilibrio della comunità, ma l’uomo scoperta che la ragazza scomparsa è sua figlia e visto l’invalicabile muro di gomma cui si trova di fronte, deciderà di rendere la sua indagine più aggressiva.

Questo gli permetterà di scoprire qualche indizio in più e di far crescere in lui la terribile sensazione che sua figlia possa essere stata uccisa, magari sacrificata in qualche macabro rito propiziatorio, l’intuizione di Malus non è poi così lontana dalla realtà che però si rivelerà ben peggiore.

Il regista Neil LaBute, all’attivo la comedy surreale Betty Love con Renèe Zellweger e il thriller La terrazza sul lago con Samuel L. Jackson, rivisita ed aggiorna The Wicker Man, un piccolo classico made in England di Robin Hardy datato 1973 con Christopher Lee.

LaBute non sembra a proprio agio con il genere, anche se nel drammatico La terrazza sul lago aveva esplorato i meccanismi del thriller in ambito metropolitano qui tutto sembra rallentato oltre il proponibile, la sonnolenta investigazione di Cage non crea alcun elemento ansiogeno e la scelta della comunità matriarcale con tanto di carismatica ed ambigua ape regina non dà i frutti sperati.

la mancanza di ritmo del film è accentuata da un protagonista davvero imbambolato che si aggira come una sorta di Tenente Colombo sbronzo tra mugugnanti villici, raccogliendo indizi su qualche sprazzo di misticismo pagano oltremodo centellinato durante la pellicola e che non prepara adeguatamente lo spettatore al pirotecnico finale che finalmente libera Cage e noi spettatori con i sin troppo evocati titoli di coda.

Note di produzione: La pellicola non è riuscita a coprire i costi di produzione, è stata candidata a 5 Razzie Awards nel 2o06 tra cui peggior film, peggior attore protagonista e peggior remake ed ha transitato nella nostra rubrica I bruttissimi.