Il Pescatore di Sogni, recensione in anteprima

Il Pescatore di Sogni, dal titolo originale Salmon Fishing in the Yemen in uscita dal 18 Maggio nelle sale cinematografiche italiane è una favola romantica contemporanea tratta dal libro La Pesca al Salmone nello Yemen di Paul Torday: la storia si basa sul Dottor Alfred -o Fred- Jones (Ewan McGregor), uno scienziato introverso che lavora per il Ministero della Pesca e dell’Agricoltura con il suo mondo fatto di monotonia a lavoro come nel suo matrimonio stagnante, coinvolto in un progetto richiesto da uno sceicco yemenita appassionato alla pesca (Amr Waked) che sogna di realizzare un piccolo miracolo come quello di introdurre il salmone nello Yemen.

Il progetto è appoggiato persino dal governo britannico, che si trova alla disperata ricerca di una buona notizia sul rapporti Inghilterra-Medio Oriente, con la risoluta portavoce del Primo Ministro, Patricia Maxwell (Kristin Scott Thomas) che spinge oltre ogni limite la collaborazione e obbliga Fred di accettare l’incarico e supervisionare il progetto.

Il carismatico sceicco, con la sua visione mistica del mondo, riesce però a conquistare Fred, che a sua volta comincia a prendersi una cotta per la rappresentante dello sceicco, Harriet Chetwode-Talbot (Emily Blunt), una bella inglese dolce e accattivante che parte con lui per lo Yemen: con l’incoraggiamento e il sostegno di Harriet, Fred si misurerà con l’eccentrica sfida dello sceicco intraprendendo un viaggio alla scoperta di sé stesso e di un tardivo amore.

Con Ewan McGregor (L’uomo nell’ombra), Emily Blunt (I Guardiani del destino) e Kristin Scott Thomas (Nowhere Boy), Il Pescatore di Sogni è diretto da Lasse Hallström (Chocolat, Le regole della casa del sidro), prodotto da Paul Webster (Brighton Rock, Espiazione), ed è stato adattato per il cinema da Simon Beaufoy (The Millionaire) dal romanzo omonimo, campione di vendite e acclamato dalla critica.

Come si intuisce dal titolo, Il Pescatore di Sogni è la storia di chi crede nell’impossibile: per lo sceicco yemenita al centro del racconto, il salmone è una creatura mistica, la sua migrazione annuale dall’oceano al torrente è un’allegoria del viaggio umano verso la conquista spirituale; man mano che la storia si sviluppa, il modo di pensare dello sceicco fa breccia nell’animo del pragmatico Fred, che comincia a credere che l’impossibile può diventare possibile e, nel frattempo, scopre l’amore in modo inaspettato.

La pellicola è sostanzialmente una divertente commedia romantica e sognante, dove l’amore e la fede sono sentimenti premiati con il trionfo degli sforzi impiegati, anche se il buonismo che regna nel film non smiela nei dialoghi o in particolari scene strappa lacrime, permettendo una visione superficiale, lieta e spensierata, nonostante la parte affidata allo sceicco cerchi di dare profondità a una sorta di tranquillo habitat cinematografico esteticamente ben congegnato ma non troppo profondo per poter vedere e comprendere la natura dei fondali, per trascorrere un paio d’ore tra passioni e pensieri leggeri.

Fortuna che non tutti i film, che cerchino di andare contro la corrente dei filoni contemporanei del 3D e non, riescano a trasmettere piacevolezza, trasporto e qualche sana risata con un perfetto humor inglese.