Il cuore altrove, recensione

la-locandina-di-il-cuore-altrove-7476Anni ’20, Nello (Neri Marcorè) è un professore di letteratura latina, figlio di Cesare (Giancarlo Giannini) un ricco imprenditore romano preoccupato per il ritardo del figlio, ormai trentacinquenne, nel trovare una moglie e regalargli degli eredi che gli possano permettere di portare avanti l’azienda di famiglia, una prestigiosa sartoria specializzata in abiti talari.

Cosi Nello si ritrova di punto in bianco in quel di Bologna, dove il padre gli ha trovato un lavoro, un alloggio e dove spera che il figlio faccia l’incontro galeotto che lo porti in fretta all’altare. Nello, che vive nella pensione della signora Arabella (Sandra Milo) e divide la stanza con il barbiere napoletano Domenico (Nino D’angelo), detto Nino, conosce Angela (Vanessa Incontrada), una bella ed esuberante ragazza non vedente di cui s’innamora perdutamente.

Purtroppo le insicurezze insite in Nello e il suo senso di inadeguatezza, verranno inesorabilmente a galla, quando scoprirà che grazie ad un intervento la bella Angela potrebbe riacquistare la vista…

Il regista Pupi Avati gioca sulla leggerezza abbandonando questa volta la sua tipica ironia e la sua malinconica goliardia, per affidarsi completamente alla freschezza dei due protagonisti che giocano sul non detto, il bravo Marcorè e nonostante le incertezze, l’adeguata esordiente Vanessa Incontrada.

Ne Il cuore altrove Avati si defila a favore dello script lasciando ampio spazio alla storia e ai protagonisti, è un difetto? Non è detto, sicuramente se in alcuni punti il suo tipico piglio autorale si fosse palesato di più e si fosse fatto più riconoscibile, avrebbe delineato meglio la parte visiva del racconto spogliandolo di una fastidiosa formalità che si avverte in più di un occasione, ciò non toglie che il film arriva al cuore e questo è innegabile.

Se il film funzioni per merito del cast, o per una solida confezione, o per la precisa scelta di Avati di non imporsi stilisticamente, sono tutte teorie opinabili, il fatto è che il film risulta efficace, raffinato e sprigiona un’ intrigante malinconia di fondo che non lascia indifferenti.