Il cavaliere del Santo Graal, recensione

Terrasanta, dodicesimo secolo durante una crociata in Palestina contro Saladino, il cavaliere e soldato di ventura spagnolo Capitan Tuono (Sergio Peris-Mencheta) incontra nelle segrete di una fortezza Juan de Ribera, un’anziano prigioniero cristiano segregato da anni che, in punto di morte, gli affida il compito di riportare in Spagna un prezioso calice che si rivelerà essere il santo Graal, mitica reliquia sacra ritrovata dopo essere stata sottratta alla custodia di un antico ordine di cavalieri.

Fedele alla sua promessa Capitan Tuono, insieme ai fidati compagni Crispin (Adrián Lamana) e Golia (Manuel Martínez), parte alla volta della Spagna per scortare su ordine di Re Riccardo la principessa vichinga Ingrid (Natasha Yarovenko). Il suo ritorno in patria lo porterà a scoprire i piani del malvagio Jonathan Black (Gary Piquer) che con l’aiuto di una potente strega intende liberare Lucifero dagli inferi, ma per attuare il suo piano avrà bisogno del prezioso calice e di un’eclissi che coinciderà con l’apertura di un passaggio per l’inferno.

Sarà compito di Capitan Tuono al comando di un manipolo di coraggiosi guerrieri impedire che la cerimonia riesca, perchè il soldato è l’ultimo sopravvissuto della stirpe dei Cavalieri custodi designati a preservare il Graal e ad impedire che il Maligno e i suoi seguaci regnino sulla Terra.

Il regista spagnolo Antonio Hernandez basandosi su un celebre fumetto confeziona l’avventuroso Il cavaliere del Santo Graal (El Capitán Trueno y el Santo Grial) ripescando suggestioni perdute del classico filone cappa e spada, aggiungendovi un’intrigante digressione esoterica, ironia a piccole ma incisive dosi e una messinscena che miscela suggestive location a discreti effetti visivi, il tutto supportato da un cast credibile che riesce, sorprendentemente a non trasformare tutta l’operazione in un farsesca e involontaria parodia del genere.

Il film ha fruito di diversi sponsor che hanno permesso a Hernandez di poter contare su un budget sostanzioso, dimenticate ogni riferimento storico perchè qui siamo nel territorio del fantastico dove leggende, immaginario e mitologia si fondono in un frullatone kitsch in cui la storia diventa un lievissimo fil-rouge, avete presente La leggenda degli uomini straordinari? Beh l’intento è quello e funziona discretamente, anche senza un budget stratosferico ne tantomeno un cast con nomi di richiamo internazionale.

Il cavaliere del Santo Graal può contare su una genuinità e in qualche caso ingenuità di fondo che ricorda molto il cinema di genere anni ’70 e ’80, con fumettosi personaggi figli di un background filmico che affonda le radici in un immaginifico da B-movie e in un contesto avventuroso nel senso più classico del termine. Tutti elementi spesso considerati a torto anacronistici e che hanno recentemente figliato due ottimi esempi finiti per essere sottovalutati, il cinegame Prince of Persia e il fantascientifico John Carter.

Così Capitan Tuono sembra l’Hercules televisivo di Sam Raimi, il possente Golia una via di mezzo tra l’Obelix di Asterix e l’Ettore Fieramosca di Bud Spencer ne Il soldato di ventura, c’è anche un richiamo al Robin Hood con Kevin Costner senza dimenticare il lato esoterico, che ammicca al filone Sword and Sorcery (spada e stregoneria) richiamando alla mente titoli come Conan il distruttore, il britannico Krull e il nostrano The Barbarians.

Il cavaliere del Santo Graal si rivela un divertente riempitivo per la programmazione estiva che con l’approssimarsi di agosto s’impoverisce inevitabilmente di uscite, accentrandosi su due massimo tre titoli di punta, quindi il film è senza dubbio consigliato a patto che apprezziate il genere e soprattutto non vi aspettiate troppo.

Nelle sale a partire dal 27 luglio 2012

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Note di produzione: il film è basato sul fumetto spagnolo El Capitán Trueno, creato nel 1956 dall’autore Víctor Mora, illustrato da Miguel Ambrosio Zaragoza e ispirato a sua volta dal fumetto Principe Valiant del canadese Hal Foster.