Il buono il matto il cattivo, recensione

Manciuria 1930, Il Cattivo, meglio noto come Manciuria Kid (Lee Byung-hun), abile e spietato sicario prezzolato, viene ingaggiato per impadronirsi di una mappa del tesoro che si trova nelle mani di un ufficiale giapponese che si sta spostando a bordo di un treno. Prima che lui riesca ad assaltare il treno e ad impadronirsene, il ladro Yoon Tae-goo (Il Matto) ruba la mappa e riesce a darsela a gambe sorvegliato a distanza da Park Do-won (Il Buono), un cacciatore di taglie ed esperto tiratore che è sulla tracce di Manciuria Kid sulla cui testa pende una cospicua taglia. Frattanto Yoon Tae-goo sfuggito sia al Buono che al Cattivo si ritrova alle calcagna un terzo inseguitore, un gruppo di banditi della Manciuria che vogliono la mappa per venderla al miglior offerente.

Così mentre aumentano i pretendenti alla preziosa mappa che pare nasconda l’ubicazione di un tesoro sepolto della dinastia Qing e al gruppo si aggiungono i giapponesi che accampano diritti su un tesoro che potrebbe salvare l’impero, Yoon Tae-goo (Il Matto) e Park Do-won (Il Buono) si ritrovano a fare squadra onde salvare la pelle, catturare Manciuria Kid e trovare il tesoro.

Rutilante, ironico ed iperdinamico questo western coreano che omaggia il classico di Sergio Leone Il buono, il brutto, il cattivo. Il regista Kim Ji-woon, suo l’efferato thriller con serial-killer I Saw the Devil, oltre a sfoggiare una regia da manuale con più di qualche virtuosismo mai gratuito, sceglie un’azzeccatissima ambientazione all’insegna dell’avventuroso, cromaticamente sorprendente e dalle location in perfetto stile spaghetti-western virato all’orientale.

Kim Ji-woon rispetta appieno la vena sardonica dell’originale di Leone, inserendo nella sua sceneggiatura, scritta in tandem con il collega Kim Min-suk, quegli elementi comedy che poi evolveranno dall’epicità picaresca della Trilogia del dollaro allo spaghetti-western farsesco e sornione del dittico anni ’70 Lo chiamavano trinità.

Il buono, il matto, il cattivo non è certo una sorpresa per chi conosce l’eclettismo del cinema coreano, ma senza dubbio è una conferma sulla piena vitalità di un cinema capace di confrontarsi senza preconcetti con i generi cinematografici, come peraltro fanno da sempre Giappone e Cina, esempi che dovrebbero essere di ispirazione anche al cinema nostrano troppo spesso distratto, pigro o volutamente snob verso una fonte creativa inesauribile rappresentata dal cinema di genere, che va ben oltre le ipersfruttate dinamiche da commedia.

Note di produzione: il film è transitato fuori concorso al Festival di Cannes 2008. L’attore Jung Woo-sung (Il buono) ha vinto un Asian Film Award come Miglior attore non protagonista mentre il regista Kim Ji-woon, eletto miglior regista al Sitges Film Festival 2008 sta girando The Last Stand, il suo film di debutto in lingua inglese che segna il ritorno ufficiale sulle scene dell’ex-governatore della California Arnold Schwarzenegger.