I Tre Moschettieri, recensione

Nella Francia del ‘600 il giovane ed intraprendente guascone D’Artagnan (Logan Lerrman) vuol seguire le orme paterne e diventare un provetto spadaccino al servizio del Re, entrando a far parte dall’elite della guardia del sovrano di Francia, i leggendari Moschettieri. Quello che lo speranzoso e prode D’artagnan non sa è che tre dei più celeberrimi moschettieri, Athos (Matthew Macfaiden), Portos (Ray Stevenson) ed Aramis (Luke Evans) sono stati congedati dopo una fallimentare missione dall’ambiguo Cardinale Richelieu (Christoph Waltz) che manipolando un sovrano troppo giovane e frivolo controlla la nazione dietro una facciata di consigliere. Così mentre l’Europa è sull’orlo della guerra, a corte si ordiscono piani segreti che includono la bellissima e letale Milady de Winter (Milla Jovovich), fascinosa spia doppiogiochista al servizio del miglior offerente e l’ambizioso Buckhingam (Orlando Bloom), lord inglese che realizza una portentosa e micidiale arma da guerra volante. Quello che il terzetto di cospiratori non ha messo in conto è che l’arrivo di D’artagnan riporterà i Moschettieri a palazzo, che diventeranno ben presto un bel sassolino nella scarpa per l’ambizioso Richelieu e il capo delle sue guardie, il temibile e sprezzante Rochefort (Mads Mikkelsen).

Torna il cappa e spada su grande schermo e dopo le notevoli acrobazie a fil di lama dello Zorro di Banderas, tornano duelli e cospirazioni alla corte di Francia nell’ennesima rivisitazione del classico letterario I tre moschettieri. Bisogna ammettere che l’iperattivo esperto in cinegame Paul WS Anderson se la cava piuttosto bene riuscendo a tenere a bada l’utilizzo del 3D, non sacrificando la storia in favore del modaiolo formato da luna park visto nel fracassone Resident Evil: Afterlife e sfruttando a dovere la sua indole visiva da videogame, limitandosi a qualche centellinato e funzionale ammiccamento, vedi l’incipit alla Assassin’s Creed piuttosto che una combattiva Milady de Winter formato Matrix.

Anderson allestisce un iperdinamico fumettone rispettando appieno sia l’umorismo che la sontuosità di una messinscena all’insegna dell’avventuroso, condita da immancabili e spettacolari coreografie di scontri a fil di spada e una gradevole digressione steampunk, con stralci di tecnologia narrativamente ben sfruttati, nulla a che vedere con l’overdose all’insegna del kitsch di operazioni fallimentari come Wild Wild West.

I tre moschettieri di Anderson punta all’ intrattenimento tout-court e nel farlo vince su tutta la linea, ponendosi come un divertissement alla Pirati dei Caraibi e quindi adatto a tutta la famiglia, concepito per un target di pubblico il più ampio posssibile, con una pellicola moderna nel ritmo e nell’impatto visivo e al contempo rispettosa delle origini letterarie e dei crismi che hanno reso celebre il racconto di Dumas, insomma azione e divertimento sono assicurati ed è palese che se si cerca dell’altro, non lo si può certo pretendere da un regista come Anderson.

Note di produzione: le versioni più recenti dei Moschettieri di Dumas risalgono alla versione Disney del ’93 e a quella del ’98 con l’adattamento de La maschera di ferro diretto da Randall Wallace. Il film è stato girato in Bavaria e nella colonna sonora è incluso il singolo When We Were Young dei Take That.