Gli ostacoli del cuore, recensione

Gli ostacoli del cuore

Un incidente stradale  e la morte di Bennett Brewer un ragazzo di diciassette anni, porteranno dolore e disperazione all’interno di una famiglia sino ad allora non perfetta, ma con i propri equilibri faticosamente conquistati.

Così saremo testimoni del lento disgregarsi di alcune certezze e dell’affrontare il lutto da diversi punti di vista a cominciare dai coniugi Brewer (Pierce Brosnan e Susan Sarandon). Lui, padre impotente di fronte al dolore cercherà di redimersi dagli errori del passato, errori che lo porteranno ad un elaborato e dolorosissimo esame di coscienza, da cui cercherà di uscire più forte, pronto ad essere il punto di riferimento di cui la sua famiglia ha bisogno.

Lei, madre quasi paralizzata dal dolore che si aggrappa ai ricordi e agli ultimi istanti di vita del figlio perduto, non riuscendo ad accettarne la perdita e sfogando la sua rabbia contro il mondo e un destino impietoso.

Tra loro il figlio minore Gerard in fuga dalla realtà, che percepisce l’inesorabile allontanamento dei suoi genitori e non può che esserne silenzioso testimone, e Rose, la ragazza sopravvissuta all’incidente, che porta in grembo il figlio di Bennett e che affronterà il dolore con la speranza di una rinascita.

Melò familiare che affronta un tema luttuoso con una certa profondità, puntando sui personaggi che in questo caso rappresentano quattro modi differenti di elaborare un lutto, quattro anime in pena che raccontano in tutto e per tutto l’immenso dolore di chi resta.

Una sempre brava Susan Sarandon e un sorprendente e intenso Pierce Brosnan si fanno carico del fardello emotivo maggiore, il film poggia letteralmente sulle loro interpretazioni, ottimi anche i due giovani co-protagonisti, la regista esordiente Shana Feste decide che sarà solo il cast a portare avanti il film, lasciando tutti gli altri accadimenti sullo sfondo e puntando sulla cronaca della loro dolorosa elaborazione del lutto.

Il film, molto applaudito al Giffoni, crea qualche perplessità riguardo una certa mancanza di accadimenti paralleli alla storia principale che avrebbero dato al film un ulteriore dinamicità visiva, allontanandosi anche solo per poco dai protagonisti e dal loro dolore per ampliare il discorso e creare una cornice che desse un ulteriore e necessaria prospettiva al racconto.