Faccio un salto all’Avana, recensione

Fedele (Enrico Brignano) sta passando un periodo di crisi che l’ha portato a rivolgersi ad uno psicanalista che tenta invano di fargli capire che l’amato fratello maggiore Vittorio (Francesco Pannofino) è l’unica fonte di tutti suoi guai e del suo stress.

Vittorio e Fedele hanno sposato due sorelle figlie di un facoltoso imprenditore romano, purtroppo mentre Fedele lo era di nome e di fatto e ligio al dovere sgobbava anche per il fratello, quest’ultimo fedifrago per hobby e giocatore d’azzardo per piacere dilapidava ai video poker parte del patrimonio del ricco suocero finendo suicida in fondo ad un lago.

In realtà mentre il povero e un pò fesso Fedele in seguito alla dipartita del fratello si sobbarcava entrambe le famiglie e subiva le  vessazioni del suocero, Vittorio non era affatto morto, ma se la spassava in quel di Cuba, purtroppo per lui tradito da un DVD che lo ritraeva vivo e vegeto all’Avana durante un’esibizione di danza latino-americana.

Così Fedele saputa la notizia parte alla volta dell’Avana per ritrovare il fratello latitante, metterlo di fronte alle proprie resaponsabilità e costringerlo a tornare in Italia, ma la cosa come è evidente sarà un’impresa impossibile.

Dario Baldi filmaker che si divide tra tv, videoclip musicali, corti, documentari e lungometraggi come il recente Gli anni verdi, prova a raccontare la storia di due fratelli dai caratteri opposti, un pò come nella commedia E’ arrivato mio fratello con Renato Pozzetto, che per varie vicissitudini si reincontreranno in una fascinosa Cuba che porterà entrambi a rivalutare le proprie vite.

Purtroppo il film di Baldi mette in scena una serie di triti luoghi comuni sia sul tipico italiano all’estero che sulla stessa Cuba e a questo si aggiunge una coppia di protagonisti piuttosto eclettici che in altre situazioni, Brignano in teatro, Pannofino in tv hanno regalato buonumore a iosa e performance piuttosto solide e che in questo caso finiscono invece per scivolare nel macchiettistico senza lasciar traccia alcuna del buono fatto sino ad ora.

Brignano che evidentemente ancora non ha trovato una propria dimensione cinematografica in questo caso tra un dialogo e l’altro ripropone anche battute dei suoi spettacoli teatrali, Pannofino dal canto suo gigioneggia su un personaggio da caratterista che per sua fortuna gli sta addosso, ma che sinceramente a parte qualche momento sguaiato in cui il romano de roma prende il sopravvento, ha ben poco da raccontare.

Faccio un salto all’Avana non riesce a rifuggire dal bisogno di accontentare un pò tutti sia evitando la comicità da avanspettacolo per poi ricorrervi ad ogni momento di stanca dello script e sia cercando di dare un minimo di spessore emotivo ai personaggi puntando su due attori forse non ancori pronti che  si trovano a dover sopperire ad una storia che non decolla e che mette in luce i loro punti deboli.

Note di produzione: nel cast anche il comico Antonio Cornacchione nel ruolo di uno psicologo, Francesco Pannofino nella sua carriera di doppiatore ha prestato la voce a Denzel Washington e George Clooney.