End of Watch – Tolleranza zero, recensione

Gli agenti Brian Taylor (Jake Gyllenhaal) e Mike Zavala (Michael Peña) sono amici e partner in forze al dipartimento di polizia di Los Angeles, Taylor sta filmando le loro attività di polizia per un corso che sta frequentando. I due pattugliano South Central, una delle zone più degradate e pericolose della Città degli angeli. I due agenti sono un esempio per l’intera comunità e il loro quotidiano trascorre tra interventi di routine, aggressioni e sparatorie.

Destino vuole che i due si trovino ad intralciare i piani di un potente cartello della droga messicano, che tra le sue attività ha anche il traffico di esseri umani. Un arresto di rilevo seguito da un sequestro ancor più importante faranno si che Taylor e Zavala finiscano sulla lista nera dei narcotrafficanti e che sulle loro teste incomba una condanna a morte…

Il formato mockumentary sino ad oggi inflazionato di pellicole horror si fregia del suo primo poliziesco, in questo caso un dramma a tinte action scritto e diretto da David Ayer (Harsh Times – I giorni dell’odio), un vero esperto di film con protagonisti poliziotti, tra i suoi lavori come sceneggiatore ricordiamo Training Day con Denzel Washington, Indagini sporche con Kurt Russell e S.W.A.T. Squadra speciale anticrimine con Samuel L. Jackson.

Ayer con il suo End of Watch – Tolleranza zero di certo non inventa nulla, prima di lui reality come Cops e Steven Seagal: Lawman e serie tv come The Shield e Southland hanno tracciato la strada, ma è anche vero che la mano di Ayer ha regalato al film una forte impronta cinematografica e che l’abilità nel montaggio di Dody Dorn (Memento) ha evitato di trasformare visivamente il film in una bagarre da mal di mare, senza contare alcune intriganti ed immersive inquadrature che ammiccano ai videogames in prima persona di ultima generazione.

Il cast di End of Watch seppur di alto profilo e capeggiato dalle star Gillenhaal e Peña, ha lavorato in sottrarre onde smussare il più possibile ogni singola performance, spogliandole di ogni istrionismo attoriale e puntando su spontaneità e nel caso dei poliziotti in un addestramento che ha permesso loro di dare realismo ad ogni sequenza con posture e procedure ricostruite con estrema dovizia, ma senza mai sacrificare la parte prettamente drammatica della narrazione.

Ayer confeziona un poliziesco a tinte forti serrato e coinvolgente, capace di dosare a dovere l’inevitabile violenza scaturita dalla trama, riuscendo ad alternarla con il quotidiano dei due protagonisti, la cui sintonia su schermo è oltremodo percettibile, un quotidiano fatto di famiglia, goliardate e profonda amicizia, elementi indispensabili che rendono metabolizzabile almeno in parte il degrado, la violenza e la disperazione regalate da un turno di pattuglia per le strade di una grande metropoli.

Nelle sale dal 22 novembre 2012

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Note di produzione: nel cast figurano anche Anna Kendrick, Frank Grillo, Cody Horn e la America Ferrera della serie tv Ugly Betty; il regista David Ayer ha scritto End of Watch in sei giorni e Jake Gyllenhaal dopo averlo ricevuto solo un’ora per leggerlo e contattare Ayer; Gyllenhaal e Michael Peña hanno fruito di cinque mesi di formazione per i loro ruoli sotto la supervisione di agenti della Divisione Newton del dipartimento di polizia di Los Angeles, l’addestramento ha incluso 12 ore di pattuglia con la polizia di Los Angeles e dintorni fino a tre volte a settimana; il film ha fruito di un budget di di appena 7 milioni di dollari incassandone worldwide oltre 36.