Darren Aronofsky: il Teorema del Buon Cinema

Che grande regista è Darren Aronofsky. Nasce a Brooklyn il 12 febbraio 1969, e ci ha già regalato notevoli esempi di una regia matura, nonostante le giovane età. L’originalità e la cura che caratterizzano le sue opere sono ormai fortunatamente appannaggio anche del grande pubblico.

Darren è sempre stato un artista e un appassionato d’arte; tutta la sua vita è stata infatti caratterizzata da una grande passione per tutto ciò che fosse artistico: già da adolescente amava i film classici e si dedicava alla creazione di graffiti.

Finite le scuole superiori, frequenta la Harvard University e studia cinematografia tradizionale e cinema d’animazione. La sua tesi di laurea consiste el film Supermarket Sweep, in cui ha recitato Sean Gullette successivamente finalista della National Student Academy Award.


Nel 1996 inizia l’elaborazione dello script del film Pi – Il teorema del delirio; la sceneggiatura viene ultimata nel 1998, anno in cui inizia anche la produzione del film. Lo stesso Sean Gullette viene scritturato come protagonista della pellicola.

Il film è bellissimo. Tutto ruota attorno all’esistenza tormentata di un matematico geniale e dalle straordinarie facoltà mentali, letteralmente ossessionato dai numeri, un personaggio singolare con tratti ai limiti dell’autismo, che sprofonda nei meandri delle radici esistenza e del senso della vita, grazie alla scoperta di un numero particolarissimo.

La fotografia, le scene statiche, le idee idee, sono già quelle che troveremo, migliorate, nei film successivi. Aronofsky riesce con successo a portare sullo schermo la tensione dovuta alla pressione psicologica percepita dal protagonista, grazie all’ausilio di immagini e suoni miscelati in modo sobrio e sapiente.

Il film partecipa al Sundance Film Festival riscuotendo un buon successo sia da parte della critica, sia da parte del pubblico. Aronofsky, forte di questo centro, si dedica quindi all’adattamento del romanzo di Hubert Selby Jr., Requiem for a Dream.

La pellicola, interpretata da Jennifer Connelly, Jared Leto e Ellen Burstyn, è un vero successo, e riconferma la capacità del regista di trasformare sensazioni e sofferenza in immagini e suoni. Successivamente è il turno di The Fountain – L’albero della vita, il suo film più ambizioso, la cui produzione sarà caratterizzata da mille problemi: defezioni nel cast e riduzione del budget; tuttavia alla fine Aronofsky riesce a portare a completamento l’opera.

Il film deriva da un soggetto originale del regista, che ne è quindi l’autore al cento per cento, ed si basa su una storia d’amore che attaversa i secoli fino ad affondare le mani negli oscuri misteri dell’immortalità. Assolutamente da vedere.

La realizzazione di The Fountain – L’albero della vita richiede molto tempo. Forse per questo, una delle precisazioni di Aronofsky riguardo al suo prossimo film è quella di volerlo realizzare in un lasso di tempo minore.

E giungiamo infine al 2008, e più precisamente al 65° Festival del Cinema di Venezia con The Wrestler , che gli vale il Leone d’Oro al miglior film, mentre è stato annunciato come regista di Black Swan, un thriller ambientato nel mondo del balletto classico, e The fighters, film biografico su un pugile ambientata negli anni cinquanta.