Casinò, recensione

Sam “Asso” Rothstein (Robert De Niro) è un mago delle scommesse al soldo della mafia, questa sua peculiare abilità con numeri e statistiche e una notevole affidabilità lo rendono un’ideale direttore di casinò che può gestire gli affari della mala in quel di Las Vegas. Così Asso viene inviato a Vegas per dirigere il Tangiers per conto di diverse famiglie mafiose del midwest e in poco tempo raddoppia i profitti, che nel frattempo subiscono una sostanziosa scrematura dalle famiglie prima che il fisco vi possa mettere le mani. A guardare le spalle a Rothstein i boss inviano un vecchio amico di Asso, Nicholas “Nicky” Santoro (Joe Pesci). Purtroppo Nicky si rivelerà piuttosto ingordo e comincerà ad accampare diritti sulla zona e ben presto andrà fuori controllo, attirando inevitabilmente l’attenzione di Federali e polizia locale.

Se questo non fosse sufficiente Asso finirà anche col perdere la testa per la bellissima Ginger McKenna (Sharon Stone), prostituta e truffatrice che finirà per creare una serie di problemi che porteranno la situazione sull’orlo del collasso, costringendo le famiglie coinvolte ad intervenire per mettere pace e nel caso fare un po’ di pulizia.

Martin Scorsese a quattro anni dal capolavoro Quei bravi ragazzi, un capisaldo del filone gangster, torna a collaborare con lo scrittore e sceneggiatore Nicholas Pileggi per un altro mafia-movie di altissimo profilo, sontuoso ed iper-violento che fruisce di un cast stellare che oltre a veder riuniti De Niro e Joe Pesci, regala ad un’intensa Sharon Stone il miglior ruolo della sua carriera per cui riceverà anche un candidatura agli Oscar come miglior attrice protagonista.

Casinò chiude un’ideale trilogia inaugurata con Mean Streets arricchendo il filone che Scorsese e Coppola hanno contribuito a delineare, senza dimenticare l’apporto di De Palma con i suoi Scarface e Gli intoccabili. Questa nuova incursione di Scorsese nella mitologia malavitosa pur non toccando la perfezione di Quei bravi ragazzi, ne è parte imprescindibile ed ha il pregio di mostrarci una fascinosa Las Vegas a tinte crime come già aveva fatto a suo tempo Warren Beatty esplorando il filone con il suo Bugsy, ma in quel caso l’eccessiva visione romantica di Beatty aveva reso la pellicola edulcorata, mentre in questo caso Scorsese lascia il posto a toni meno consolatori, con personaggi squisitamente borderline e sopra le righe.

Casinò è senza dubbio un capolavoro che segna un’altra iconica tappa per il filone, ma che bisogna precisare contiene massice dosi di violenza, il che non lo rende di certo un film adatto a tutti, ma per chi fosse vaccinato e non lo avesse ancora visto, il consiglio è di correre a visionarlo.

La citazione: La città non sarà più la stessa. Dopo il Tangiers, le grandi società si impossessarono di tutto. Oggi assomiglia a Disneyland. E mentre i bambini giocano ai pirati, mamma e papà lasciano le rate della casa e i soldi per l’università del piccolo nelle slot machine.

Note di produzione: Il film è basato sul romanzo Casino: Love and Honor in Las Vegas di Nicholas Pileggi, basato a sua volta sulla vera storia di Frank “Lefty” Rosenthal ed Anthony “The Ant” Spilotro. L’attrice Sharon Stone per la sua performance ha ricevuto un Golden Globe per la miglior attrice drammatica e una nomination agli Oscar come miglior attrice protagonista. Il film ha ricevuro anche 2 Nastri d’argento, uno insignito a Dante Ferretti per le migliori scenografie e uno per a Gigi Proietti per il miglior doppiatore, l’attore all’epoca prestò la voce a Robert De Niro,