Carnage, recensione

In un appartamento di Brooklin due coppie di genitori si confrontano riguardo una rissa a scuola che ha visto coinvolti i due rispettivi figli adolescenti, rissa che ha figliato un paio di denti rotti e parecchia acredine tra i due nuclei famigliari, così onde chiarire e possibilmente trovare il modo che certi spiacevoli accadimenti non si ripetano, Penelope e Michael Longstrett (Jodie Foster e John C. Reilly) genitori del picchiato, accolgono nella loro casa, per un brifieng genitoriale d’emergenza, Nancy ed Alan Cowan (Kate Winslet e Christoph Waltz) genitori del picchiatore, ma se all’inizio i convenevoli saranno d’obbligo, ben presto la situazione degenererà e l’incontro diventerà un rutilante gioco al massacro all’insegna della brutalità verbale e l’intima location casalinga un ring dove sferrare ogni sorta di colpo basso, puntando ad abbattere l’odiato avversario.

Ci sembra d’obbligo avvertire da subito i potenziali spettatori che si cimenteranno con questa pellicola, della narrazione dalla forte impronta teatrale e della singola ambientazione all’insegna del claustrofobico che si troveranno ad affrontare, perchè il film di Roman Polanski, che ricordiamo tratto dall’acclamata pièce teatrale God of Carnage di Yasmina Reza, dopo un incipit che ci mostra la scena del crimine ambientata in un parco, passa all’interno di una singola location, un appartamento che però dimostra un’ampia e sorprendente dinamicità visiva grazie ad un regista che sa bene come sfruttare spazi cinematograficamente angusti e soprattutto dirigere attori, mettendo in scena dialoghi in un rutilante balletto scandito da uno schietto cinismo e da una rivelatoria cattiveria, che racconta di convenzioni fallaci e maschere che spesso indossiamo ad oltranza all’insegna della consuetudine.

Se amate un cinema che si ibrida con il teatro e in cui quest’ultimo detta regole estetiche e narrative, allora Carnage è il film che fa per voi e che vi regalerà risate e sorprendenti spunti di riflessione, se invece pensate che il cinema debba restare tale e il teatro abbia già una sua dimensione ben precisa in cui esprimersi, allora diciamo che potreste trovare il film di Polansky piuttosto ostico, anche se il solo veder interagire all’unisono quattro talenti del genere, messi attorialmente a nudo ed orchestrati da un maestro della macchina da presa, ci sembra davvero un’occasione di quelle da non perdere.

Note di produzione:  Il film, che è transitato in concorso al Festival del cinema di Venezia 2011, è stato girato a Parigi a causa dei problemi giudiziari di Polanski. La colonna sonora è di Alexandre Desplat (Harry Potter e i doni della morte).