Cannes 2014: la lineup della Settimana della Critica

Film di genere per la Settimana della Critica di questo Festival di Cannes 2014. E questo grazie a titoli come “When Animals Dream” del regista danese Jonas Alexander Arnby e “It Follows” dell’americano David Robert Mitchell.

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Il programma di questa settimana che andrà dal 15 al 23 maggio, è composto da pellicole selezionate dal direttore artistico Charles Tesson, che ha scelto prima i film e poi i registi.

“When Animals Dream”, segna il debutto di Arnby, e racconta la storia di un’adolescente che vive in un piccolo paese di pescatori, per poi scoprire di essere una licantropa.

Tesson ha dichiarato di vedere il film come “un film dell’orrore protestante con un tocco femminista”. Una ragazza spesso vessata, che quando però si trasforma, ha modo di vendicare se stessa e la madre malata.

“It Follows” è descritto come un incubo adolescenziale sul “sesso, l’amore e gli orrori invisibili che ci seguono”.

Anche se la trama è sostanzialmente top secret, Tesson rivela che è incentrata su un gruppo di adolescenti che vivono in un sobborgo e sono perseguitati dagli zombie e dalle loro paure sulla sessualità.

Insomma una novità, per la Semaine de la Critique che non è mai stata così horror-friendly.

Dopo la vittoria, l’anno scorso, dell’italiano “Salvo” di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, c’è un altro italiano in gara, si tratta di Sebastiano Riso con “Più buio di mezzanotte”. Un film ispirato alla storia di Davide Cordova, in arte Fuxia, una drag queen, la cui avventura inizia nella Catania degli anni ’80.

Lineup della Settimana della Critica:

In apertura

“Making Love” (Djinn Carrenard)

Proiezioni speciali

“Breathe” (Melanie Laurent)

“The Kindergarten Teacher” (Nadav Lapid)

In concorso

“Più buio di mezzanotte” (Sebastiano Riso)

“Gente de bien” (Franco Lolli)

“Hope” (Boris Lojkine)

“It Follows” (David Robert Mitchell)

“Self Made” (Shira Geffen)

“The Tribe” (Myroslav Slaboshpytskiy)

“When Animals Dream” (Jonas Alexander Arnby)

In chiusura

“Hippocrate” (Thomas Lilti)