Arrietty, recensione

Nella città di Koganei (Tokio) in una villa immersa nel verde si trasferisce, in attesa di subire una delicata operazione al cuore, il giovane Sho che ben presto scoprirà che le storie che gli raccontava sua zia Sadako, di piccoli esserini alti 10 cm identici in tutto e per tutto ad un essere umano che vivrebbero nascosti nella casa, non sono solo delle favole. Sho incontrerà Arrietty una graziosa adolescente in miniatura che vive nascosta con la sua famiglia composta dal padre Pod e la madre Homily. La famiglia in miniatura si ingegna nell’arte del riciclare, mettendo a frutto ogni oggetto che reperisce nella casa frutto di alcune incursioni notturne del padre di Arrietty. Durante una di queste uscite Pod porterà per la prima volta con sè la figlia, che presto dovrà imparare a caversela da sola e Arrietty non deluderà il padre, almeno fino a quando l’uomo non si accorgerà che Sho ha visto la figlia e che quindi la sua famiglia si trova in pericolo e la loro casa, non più sicura dovrà essere abbandonata al più presto.

Per il suo esordio il regista giapponese Hiromasa Yonebayashi, dopo una lunga gavetta presso lo Studio Ghibli sotto l’egida del maestro Hayao Miyazaki, sceglie di adattare il celeberrimo The Borrowers (I Rubacchiotti) di Mary Norton. Inutile dire che Yonebayashi ha indubbiamente assorbito, grazie ad una sorta di osmosi artistica e un notevole talento e sensibilità, il tocco fabulistico del mentore Miyazaki, che per il debutto del suo pupillo si occupa di adattare la sceneggiatura che mantiene l’inconfondibile stile che ha reso lo Studio Ghibli una garanzia.

Arrietty è un esordio con i fiocchi, la magia della miglior animazione giapponese è intonsa, non si toccano i vertici fantasmagorici di capolavori come La citta incantata, ma come primo film Yonebayashi dimostra di essere pronto a raccogliere, quando sarà il momento, l’eredità della coppia Miyazaki/Takahata. Animazione di altissimo profilo, splendidi scenari bucolici e una casa che nasconde un vero e proprio mondo tutto da esplorare, con ambientazioni richissime e la consueta cura maniacale per il dettaglio, insomma ci troviamo di fronte ad un altro piccolo grande capolavoro di bellezza e poesia.

Note di produzione: l’animatore Hiromasa Yonebayashi classe ’73 con questo debutto dietro la macchina da presa è il più giovane regista dello Studio Ghibli. Yonebayashi ha contribuito in veste di animatore ai gradi capolavori di Miyazaki come La città incantata, Il castello errante di Howl e Ponyo sulla scogliera. La colonna sonora ed i brani del film sono stati composti ed eseguiti della cantante e musicista bretone Cécile Corbel che ha interpretato anche lo splendido tema principale del film “Arrietty’s Song“. Nel 1997 è uscito I rubacchiotti (The Borrowers) live-action diretto dall’inglese Peter Hewitt sempre ispirato ai racconti di Mary Norton.