Anche gli angeli mangiano fagioli, recensione

Stati Uniti anni ’30, Charlie (Bud Spencer) lottatore mascherato e l’ambizioso Sonny (Giuliano Gemma), inserviente in una palestra di lotta giapponese stanchi di dover tirare a campare decidono di mettere a frutto le loro indubbie doti da rissa per farsi assumere dal gangster locale soprannominato Sorriso (Robert Middleton).

Inizia così per i due la carriera nella famiglia che sembra però complicarsi da subito, quando per sbaglio in un locale i due picchiano un politico rischiando di scatenare una serie di ritorsioni, così vengono subito inviati a recuperare crediti a Little Italy dove Sorriso taglieggia i negozianti.

Anche qui i due, decisamente troppo morbidi, non sembrano avere davvero la stoffa per fare i criminali, non riuscendo così a cavare un ragno dal buco neanche con i poverissimi negozianti della zona e oltretutto fanno anche il grosso azzardo di sconfinare nella zona di una famiglia avversaria, scatenando così una vera e propria guerra tra bande, da cui alla fine i due saranno gli unici ad uscire incolumi.

Anche gli angeli mangiano fagioli è uno dei film del periodo in cui la coppia Spencer/Hill tenta progetti in solitaria, così mentre Terence Hill si da al western con Il mio nome è nessuno, Spencer dopo il poliziesco-comedy Piedone lo sbirro, sotto la direzione di Enzo Barboni alias E.B. Clucher prova ancora la carta del dinamico duo da scazzottata e ad affiancarlo viene chiamarto Giuliano Gemma, che oltre a vantare un corposo curriculum nel cinema di genere, fisicamente ricorda molto il partner Hill.

La messinscena risulta fumettosa quanto basta, lo script ad opera dello stesso Barboni è furbo ed ammiccante e a parte qualche caduta di stile qua e la, la nuova coppia porta a casa un risultato dignitoso, anche se bisogna ammettere che l’alchimia dell’accoppiata Spencer/Hill resta un puro miraggio.

Note di produzione: visto il successo il film avrà un sequel Anche gli angeli tirano di destro, ancora Barboni alla regia, ma stavolta Gemma verrà affiancato dallo svedese ex-campione di atletica Ricky Bruch. L’inconfondibile colonna sonora porta la firma dei fratelli Guido e Maurizio De Angelis alias Oliver Onions.