Almanya, recensione

Sono trascorsi 45 anni da quando Hüseyin Yilmaz (Vedat Erincin) è approdato in Germania dalla natia Turchia in cerca di lavoro, in un momento in cui le industrie e l’economia tedesca avevano più bisogno di manodopera. Yilmaz ricorda ancora le difficoltà di coronare il suo sogno d’amore con la moglie Fatma (Lilay Huser) con la quale si sposò contro la volontà della famiglia di lei e con con la quale ebbe tre figli che ben presto dovette lasciare, ancora piccoli, per lavorare da immigrato in un paese straniero. Ad oggi i suoi sacrifici sembrano aver dato buoni frutti perchè ora, quasi mezzo secolo più tardi, Yilmaz è diventato cittadino tedesco a tutti gli effetti e dopo aver acquistato una casa in Germania, ora ne ha comprata un’altra in Turchia dove vorrebbe tornare con la sua famiglia al completo. Così nonostante le resistenze di alcuni dei suoi familiari, in primis la moglie, Yilmaz riuscirà ad intraprendere l’agognato viaggio per la sua terra natale portando con se il suo passato, il suo presente e il futuro rappresenato dal suo nipotino Cenk (Rafael Koussouris), nato in Germania, ma già molto confuso sulle sue origini e sul suo posto nel mondo.

Ritratto di famiglia all’insegna dell’identità culturale per la regista e attrice tedesca di origine turca Yasemin Samdereli, che con il suo Almanya mette in scena una deliziosa commedia dal sapore agrodolce, capace di miscelare sapientemente un umorismo che regala sorrisi mai di grana grossa, inserendo la levità dell’approccio in un contesto più ampio e di spessore, in cui si esplora il periodo del boom dell’immigrazione in Germania e del duro lavoro lontano da casa ed affetti, in cui tra l’altro l’Italia all’epoca fu forza motrice, impossibile guardando il film della Samdereli non ripensare al classico Pane e cioccolata con Nino Manfredi.

Almanya miscela flashback con filmati d’epoca, la parte turca della storia è quella più riuscita con un scenario che ricorda da molto vicino la nostra Sicilia con tanto di Fuitina dei due innamorati, a cui si aggiungono elementi tipici del dramma a sfondo famigliare alleggeriti con un’ironia che stempera il tutto all’insegna del garbato, il tocco femminile è tangibile e la parte finale, che ha invece il sapore e i tratti di un nostalgico road-movie in cui i toni si fanno meno divertiti e più venati di malinconia, a completare una parabola sui valori della famiglia, che ci racconta di quanto le nostre radici siano importanti ed indissolubilmente legate non solo al nostro passato, ma anche al nostro futuro.

Nele sale dal 7 dicembre 2011

Note di produzione: All’epoca i lavoratori stranieri approdati in Germania venivano definiti Gastarbeiter (lavoratore ospite). La regista Yasemin Samdereli oltre ad aver lavorato come autrice alla pluripremiata serie tv Turkish for beginners (2006) ha già affrontato il tema della coesistenza multi-culturale nella sua commedia romantica Alles getürkt! (2002). Il film è transitato in concorso nella Selezione ufficiale della sessantunesima edizione del Festival di Berlino.