Agente 007 Goldeneye, recensione

Russia anni’80 due agenti del servizio segreto britannico si introducono in una base sovietica utilizzata per la costruzione di armi chimiche con lo scopo di distruggerla, la missione riesce, ma purtoppo uno dei dua agenti perderà la vita, l’altro James Bond (Pierce Brosnan) nome in codice 007, dopo una rocambolesca fuga riuscirà a salvarsi.

Dieci anni dopo assistiamo all’incursione da parte di alcuni terroristi in un base siberiana dove si impadroniscono dei codici di attivazione di Goldeneye, satellite capace di rendere inoffensivo qualsiasi sistema informatico, scopo ultimo del furto una vendeta covata per anni e una rapina informatica ai danni del Regno unito.

Bond dopo la consueta convocazione di M (Judi Dench) viene inviato a San Pietroburgo sulle tracce dell’unica superstite all’incursione siberiana, una bella programmatrice che darà a Bond la destinazione finale della missione, una stazione un quel di Cuba abbastanza potente da poter portare a termine l’assalto informatico con Goldeneye.

Dopo una vera e propia caccia allo 007 iniziata dai produttori del fortunato franchise decisi a rilanciare l’agente segreto più famoso di sempre, la scelta cade sull’inglese Pierce Brosnan e la regia della diciassettesima avventura di Bond è affidata al neozelandese Martin Campbell, reduce dall’ottimo Fuga da absolom.

Brosnan risulterà una scelta felice, un degno successore che non farà rimpiangere il memorabile e inarrivabile Sean Connery, di cui  Brosnan possiede fascino e aplomb, nonchè la capacità di assorbire e rendere metabolizzabili alcune scelte registiche decisamente ardite di Campbell, che in un concitato prologo rischia a più riprese la comicità involontaria salvandosi solo grazie al carisma del protagonista.

A parte l’azzardo iniziale il film si dimostra perfettamente in tono con tutta la serie, ci sono tutti gli elemeenti che hanno reso il personaggio creato dalla penna di Fleming una vera icona cinematografica, rappresentante di un genere che nei decenni successivi al debutto di Connery nel lontano 1962 in 007-Licenza di uccidere non potrà prescindere dalla mitologia della superspia britannica,

Agente 007-Goldeneye risulta un film godibile, divertente e fumettoso al punto giusto con tutto il repertorio di gadget, sparatorie, inseguimenti e supercattivi da manuale che hanno trasformato la serie in un must e naturalmente ironia, smoking e gigionerie d’ordinanza che Brosnan ci ripropone in maniera impeccabile.

Note di produzione: il film è il numero 17 della saga ufficiale ed esce a sei anni di distanza da Vendetta privata con Timothy Dalton, Brosnan interpreterà quattro film della serie prima di lasciare il posto a Daniel Craig, gli inconfondibili titoli di testa sono accompagnati dalla voce di Tina Turner, nel cast compaiono Famke Jannsen e Alan Cumming, entrambi li ritroveremo nel ruolo di mutanti nella serie X-Men.